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  • Immagine del redattoreDavide

Sei Nell'Anima | Un biopic senza rock

È uscito ieri, 2 Maggio, sulla piattaforma streaming Netflix il biopic sulla vita di Gianna Nannini, una delle artiste più complesse e controverse della storia musicale italiana contemporanea. La pellicola, diretta da Cinzia TH Torrini, è basata sull'autobiografia della stessa Nannini, Cazzi Miei, pubblicata nel 2016 e ripresentata in una nuovissima edizione aggiornata proprio in occasione dell'uscita del film. La stessa Nannini appare nei crediti come co-sceneggiatrice.



Il biopic della rocker senese sceglie di concentrarsi, saggiamente, solo su una fase dell'intensa vita dell'artista, quella che va dall'arrivo a Milano in cerca di fortuna come cantante, alla pubblicazione di Fotoromanza. Il brano, che si rivela la primissima grande hit della Nannini a scalare le classifiche, è il frutto di un periodo di blackout vissuto poco prima dalla stessa artista.

Era il 1983 e la Gianna muore e rinasce. Un terribile episodio psicotico travolge infatti la giovane cantante facendo temere una situazione di perdita della razionalità irreversibile. Grazie alla vicinanza della compagna Carla e all'affetto dei famigliari, Gianna Nannini supera però il difficile momento e proprio come una 'neonata' viene al mondo una seconda volta. Spaventata, insicura e titubante, alla stregua di un infante, riappare sul palco e da lì il resto è storia...un successo di critica e pubblico attenderà la cantante che, nel corso dei successivi 40 anni di carriera, riuscirà a creare dischi meravigliosi ed innovativi sotto più punti di vista. Mescolando rock, elettronica, strumenti classici e folk ad una scrittura unica, poetica, suggestiva ed inimitabile, la magnificenza dell'artista senese non sarà peculiare tanto per la capacità di creare delle hit, ma quanto perché prima di lei nessuno aveva osato andare oltre i limiti del convenzionale e rendersi comunque appetibile al grande pubblico.

Davanti ad una delle colonne portanti della cultura contemporanea italiana crearne un biopic era di base una prova difficilissima da superare. Racchiudere nei tempi cinematografici l'essenza così complessa, multiforme e variegata della Nannini non è facile, senza il rischio di banalizzarla e conformarla a dei canoni con i quali la Gianna non si è mai rispecchiata. La sua natura anarchica e spudoratamente rock è probabilmente quasi impossibile da poter narrare sullo schermo. È un qualcosa che si vive e si avverte solo grazie alla musica, e direi soprattutto alla musica dal vivo. Per questo motivo, per la difficoltà di base di parlare di qualcosa di così sensoriale e viscerale, il film risulta riuscito solo per metà.



Se la predetta è sicuramente una difficoltà in un certo qual modo strutturale, le altre cose che non funzionano nella pellicola sono invece essenzialmente legate al montaggio. Avevo letto che il prodotto iniziale era di circa 3 ore, mentre su Netflix appare della durata di 113 minuti. Ciò vuol dire che dell'idea iniziale è stato tagliato molto, forse troppo. Il risultato finale ne risente nell'essere a volte troppo didascalico per poi d'improvviso, contrariamente, diventare affrettato e superficiale su aspetti che avrebbero dovuto approfondire meglio. Non si può parlare della Nannini senza dare una consistente importanza al rock. Non si può semplificare l'essenza della stessa artista ad una scelta imposta frettolosamente nella pellicola da una risoluta Mara Maionchi (interpretata, ahimè, da una Andrea Delogu totalmente priva della milanesità caratterizzante la discografica di Ricordi) che, davanti alle scarse vendite dei primi due dischi della sua artista, le consiglia di 'trovare il suo rock', portandola così a scrivere l'iconico brano America ed il disco della svolta artistica, California.

L'irriverenza, la modernità, il coraggio del brano America è totalmente messo in ombra, il fatto che la Nannini passi da un sound più propriamente cantautorale a sonorità graffianti ed anarchiche non viene assolutamente affrontato. A differenza invece dell'eccessivo didascalismo con cui vediamo concepire altri pezzi come Ragazzo Dell'Europa o Latin Lover. È questo disequilibrio a far storcere il naso soprattutto ai fan, che riconoscono in America, in California, nella svolta rock della Nannini uno dei punti fondamentali, se non il momento più importante, della sua carriera.



Al montaggio che spesso sembra troppo banalmente limitarsi a mettere in fila i momenti salienti di inizio carriera di Gianna, senza spessore o approfondimento, si contrappongono però alcuni elementi che invece nella pellicola hanno funzionato benissimo. Prima fra tutti è l'interpretazione magistrale di Letizia Toni. L'attrice non si è limitata a portare in scena la Nannini, Letizia nel film 'è la Nannini'. Il lavoro fatto dalla giovane attrice è senza dubbio immenso: la gestualità, la mimica facciale, la vocalità e, sorprendentemente, la musicalità sono perfette. Proprio quest'ultimo aspetto è quello più eccezionale: la Toni canta gran parte dei brani con la sua vera voce e lo fa in maniera impeccabile. Considerando quanto il timbro vocale di Gianna Nannini sia unico ed inimitabile. La sua rappresentazione dell'artista ne risulta così autentica e naturale, totalmente lontana dal rischio imitatorio che un personaggio così particolare e caratterizzato come Gianna risulta.

Ho molto apprezzato la narrazione del momento in cui la psicosi irrompe nella vita della cantante. La pellicola a quel punto si trasforma sorprendentemente in un thriller psicologico, dando alla malattia mentale la sua giusta dignità e rappresentazione. La scelta di personificare il disagio psichico nel personaggio fittizio di Marc è ben riuscita e coglie lo spettatore piacevolmente sorpreso. Anche qui gran parte dell'ottimo risultato è merito ancora di Letizia Toni e della sua ottima recitazione.

A me non è dispiaciuta l'onnipresenza nella colonna sonora di brani della Nannini. In molti hanno criticato questa scelta, parlando addirittura di autoreferenzialità e assuefazione alla sua musica. Ma voglio dire, è un biopic su Gianna Nannini che brani avremmo dovuto ascoltare?!

Quelli di Mina?!

La trovo una critica senza senso e soprattutto priva di una conoscenza approfondita della discografia della cantante. Il fan più preparato infatti noterà subito che mancano in questa colonna sonora tantissimi brani tra i più conosciuti della rocker senese. Al contrario sono utilizzate delle vere e proprie perle minori, sconosciute al grande pubblico, adatte di volta in volta a raccontare in musica ciò che nello schermo accade.

Persino la scelta di confezionare il prodotto più come un film per la TV che per il grande schermo è a mio parere non criticabile. Seguendo la scia di precedenti biopic nazionali, penso a Io Sono Mia su Mia Martini, la volontà di creare un qualcosa che abbia il linguaggio televisivo è una scelta commerciale ottima, che rende la pellicola più vicina al pubblico generalista, senza racchiuderlo in qualcosa di elitario per soli fan.

Sul piano emotivo Sei Nell'Anima ti conquista. Il finale, lineare, un tantino prevedibile e al sapore di happy ending, colpirà sicuramente i cuori più teneri, o quelli come me che con la musica della Gianna ci sono cresciuti. Ma lo spettatore più critico, quello difficilmente conquistabile da una scena strappalacrime con la ballad più bella della discografia 'nanniniana' in sottofondo, concluderà la visione probabilmente con l'amaro in bocca.

A quest'ultima tipologia di spettatori, se non ancora grandi cultori dell'arte di Gianna Nannini, consiglio di ascoltare tutti i 23 album in studio pubblicati dalla cantante. La musica, in questo caso, sarà in grado di raccontarvi ad occhi chiusi, con immagini nitide, la bellissima storia, il grande percorso realizzato dalla ragazzina senese che sognava di fare la cantante.




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