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PARTHENOPE – Imparare ad essere acqua

Immagine del redattore: StefaniaStefania

Il film in questione non è solo un film, ma la vita stessa che ci viene presentata nuda e cruda così com’è, senza fronzoli o metafore superficiali; è lo spaccato di una Napoli bella e stretta al contempo, nella quale Parthenope cresce tra consapevolezze, amori e dolori. Questa pellicola si preoccupa di essere il viaggio finale della protagonista tra amori addentati e trascinati dal mare salato che anela in ogni bacio, tra la consapevolezza della bellezza che aleggia dentro e fuori di sé, tra lo scrivere bene di tutto e “l’imparare ad essere acqua”. Ma cosa significa realmente essere come il mare che le ha dato la vita? Forse imparare ad essere acqua non è altro che l’essere mobile, fresca e perduta come essa, incapace e destinata ad essere scontata o al contrario amata. Tra amori impossibili e quelli vissuti, si sprigiona un’aura di magia all’interno di ogni atto, creando un pathos così sublime da lasciare lo spettatore affamato di sapere. Non a caso la scelta della colonna sonora dell’intero film ancora oggi mi rimbomba nella testa e non va più via: “Era già tutto previsto” di Riccardo Cocciante. Quei 136 minuti passano inavvertitamente, con la velocità delle onde che si infrangono sugli scogli. “Il film nasce dall'idea che l'avventura del passaggio del tempo nella vita di un individuo è qualcosa di epico, qualcosa di maestoso, di selvaggio, di doloroso e meraviglioso” : afferma Paolo Sorrentino. 

Ed è proprio così! Lo spettatore viene invitato a vivere con Parthenope stessa le tappe della sua vita dagli anni ’50 al 2023. Durante questo lungo viaggio nel tempo della vita, Napoli assume (come in ogni film del regista) un ruolo fondamentale: bella e dannata, tra le più problematiche, complesse e difficili da vivere come a gran voce recita Greta Cool (Luisa Ranieri) nel film, stanca di immischiarsi con chi le tagliava le ali.

Un viaggio nel quale Parthenope (interpretata dalla magistrale Celeste Dalla Porta) ne è assoluta protagonista, senza lasciare spazio a chi è incapace di stare sul suo palcoscenico. Bella e dannata ... Forse come Napoli? Capace di trasformare come la leggenda del suo nome afferma, tutti coloro che si imbattevano nella sirena, in scogli. Consapevole della sua bellezza e della sua intelligenza, cerca di avere sempre la risposta giusta. Questa ricerca spasmodica della perfezione la allontana dall’imperfezione che la vita stessa è; dal soffio scadenzato di Raimondo (Daniele Rienzo) all’amore infinto di Sandrino (Dario Aita) per lei, dall’affermazione come attrice alla consapevolezza della sua intelligenza emotiva, dalla freddezza del professor Devoto Marotta (Silvio Orlando) alla veridicità dell’essere “acqua e sale” come il figlio.

Il regista ha commentato: “Quell’essere umano mi sembra bellissimo e stupefacente, e può essere evocativo per lo spettatore. Nel momento in cui lo spiego, perde di senso”.

Il figlio del professore ci viene presentato come un macrocefalo obeso, una disabilità che lo fa sembrare un bambino imprigionato nel corpo di un gigante, e all’affermazione del padre: “E’ fatto di acqua e sale come il mare”, Parthenope risponde: “Come me …”. Sarà forse metafora di una libertà che finalmente la protagonista ha ritrovato? Che come il mare, non ha più paura di mostrare il suo lato salato e le sue intemperie, il suo essere libera come l’acqua di scorrere inesorabilmente verso un destino non ancora segnato, rimanendo e difendendo la sua Napoli dai mille problemi. La stessa che conserva i suoi anni più belli, la sua giovinezza e spensieratezza al fianco di Sandrino e Raimondo. Nell’ultima scena, infatti, lei torna nel luogo in cui il fratello tanto amato si è suicidato: una ringhiera dalla quale com’era solito fare, soffiò per l’ultima volta prima di infrangersi sugli scogli di Parthenope.

Lì, ormai professoressa in pensione, adulta e realizzata, ripensa a tutto con quella malinconia e nostalgia negli occhi, avendo mutato la visione nei confronti della vita; colma di una maturità impossibile da raggiungere quando da giovane sei solo acqua …


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