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UNA DONNA PROMETTENTE | LA VENDETTA FINALE

Immagine del redattore: StefaniaStefania

Finalmente adesso sembra essere tornata un’apparente normalità, o almeno sembra si stia avvicinando, ma il retaggio di mesi passati chiusi in casa a vedere film e serie tv non ci abbandona neanche ora; insomma è il caso di dire che le vecchie abitudini non si scordano mai! Così, qualche sera fa, senza grandi aspettative, ho deciso di ricercare un film leggero, non troppo pesante e ho visto un titolo che ha attirato la mia attenzione: “Una donna promettente”. Quando ho letto la trama, mi sono chiesta come si potessero affrontare tematiche così importanti in una commedia e ho deciso di visionarlo senza alcun dubbio al riguardo! Dopo quelle due ore, ho capito perché avesse avuto così tanti riconoscimenti! A mio parere, i temi affrontati all’interno di questa pellicola dovrebbero essere discussi nelle scuole, facendo analizzare ogni scena ai giovani, perché da lì parte tutto. Il messaggio del film è l’eco di tutte quelle vittime che sentiamo al telegiornale, è la voce di chi non può più parlare. Uno spaccato della società triste e crudo, dove la domanda “ma come siamo arrivati a questo punto?” sorge spontanea. Questo film inserito nella categoria “thriller – commedia”, in realtà, si rivela essere un “rape – revenge”, dove tematiche sensibili come violenza e abuso sessuale si fondono con la forte reazione emotiva.

La magistrale interpretazione di Carey Mulligan, ne accentua l’impatto per tutte le due ore di visione, costringendo in qualche modo lo spettatore a restare col fiato sospeso e a riflettere attentamente sulle proprie azioni, soprattutto sulla morale e il rispetto verso il prossimo. Tutto inizia con la presentazione di Cassie (Carey Mulligan), ex studentessa di medicina che, abbandonati gli studi, lavora come barista in una caffetteria. La particolarità che viene ripresa più volte è il ciondolo al collo che indossa sempre: la metà di un cuore con sopra inciso il nome “Nina”, quello della sua migliore amica, anch’essa iscritta alla sua stessa facoltà. Cassie veniva definita la “donna promettente” dalle stesse persone che, invece, si erano permesse di etichettare Nina con altri appellativi dispregiativi, infangando le prove e coprendo l’accaduto sino ad accompagnarla verso la morte.

La vita di Cassie ormai distrutta dalla ferita nell’anima di quella perdita fraterna, sembra riacquistare valore solamente nel fine settimana, dove decide di vendicarsi per quella sorella che non rivedrà mai più: si reca in discoteca e si finge ubriaca per constatare quanti ragazzi faranno i “finti gentiluomini” soccorrendo una ragazza indifesa. Arrivati a casa del fortunato, solo in quel momento Cassie rivela di essere sobria e, in questo modo, cerca di dare una lezione a quei maschietti intenti ad approfittarsi di fanciulle inermi, in evidente stato di incoscienza come purtroppo accadde a Nina. La protagonista si rivela essere un “moderno angelo vendicatore”, con quel tocco alla “Kill Bill”, in quanto depenna dall’agenda gli uomini caduti nella sua trappola.

La protagonista ormai è rassegnata a quella monotonia quotidiana; la sua vita sembra essere ferma al giorno della morte di Nina, dove tutti avevano assistito e tutti negavano, anche coloro che credeva fossero amiche. Nina era stata due volte violentata: fisicamente e psicologicamente, tanto da togliersi la vita. Non essere riuscita a difenderla in quell’unico momento di separazione, sarà per Cassie il tormento che solo la vendetta le espierà; una vendetta che i genitori sperano possa finire prima o poi. Finalmente un incontro casuale sembrerà cambiare e riempire la vita dell’ex studentessa di medicina: Ryan (Bo Burnham), un giovane pediatra innamorato di Cassie sin dai tempi dell’università.

Tutto sembra aver incalzato il giusto ritmo e lei abbandona quella vendetta, finché non scopre la vera natura del dottore e ciò che successe quella sera a Nina, dove l’intera comunità studentesca e l’università stessa cercava di occultare le prove per non macchiare il nome della prestigiosa facoltà e di quei promettenti dottori che rilasciava. Il finale crudo e inaspettato farà riflettere molto lo spettatore, dove giustizia sarà fatta anche a costo di dover pagare un prezzo molto alto.

La sensibilità della regista Emerald Fennell in questa black comedy, emerge sulle scelte cromatiche e di stile: colori pastello, abiti floreali, rossetti sgargianti e scenografie pop – kitsch dove lo spettatore si deve perdere in questa favola senza lieto fine; una favola che non ha niente di incantato. A tratti il look sbarazzino della protagonista ricorda, soprattutto nella scena finale, quello di Harley Quinn interpretata da Margot Robbie. Questa storia dai toni apparentemente leggeri in realtà nasconde il peggiore degli incubi, in cui la natura di ogni uomo verrà scoperchiata come il Vaso di Pandora. La pellicola mostra un’altra faccia della medaglia in cui una donna che subisce un dolore così grande, in modo diretto o indiretto, non riesce a parlarne apertamente e rivede l’unica liberazione in quell’atto vendicativo, volendo far giustizia da sola. Quel colorato angelo vendicatore troverà la sua unica espiazione solo ricongiungendo quel cuore a metà con quello di Nina per l’eternità. Un film che fa riflettere … Da vedere assolutamente!


Ogni settimana vado in un locale e fingo di essere talmente ubriaca da non stare in piedi e ogni settimana mi si avvicina un bravo ragazzo per vedere se sto bene...”





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