Si è discusso tanto del nuovo film del regista Luca Guadagnino, l'italiano che sta facendo impazzire Hollywood, da una parte per la notevole ovazione ottenuta alla 79° Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica Di Venezia, dall'altra per la crudezza della storia narrata, che avrebbe addirittura spinto tanti spettatori a lasciare la sala durante la proiezione.
Bones And All è un film difficilmente inquadrabile in uno specifico genere, oserei dire che è proprio lo spettatore giudice supremo in tal senso, unico e solo a poterne scorgere realmente a posteriori le caratteristiche tipiche del genere horrror, quelle di una semplice e pura storia d'amore, o ancora, più nel profondo, quelle di una mera rappresentazione drammatica dell'individuo. Già solo per questa trasversalità di generi, l'ultima opera cinematografica del regista, che ha incantato nel 2017 pubblico e critica col pluripremiato Chiamami Col Tuo Nome, meriterebbe una nota di merito, a valorizzarne la poliedrica maestria.
Nonostante il criptico trailer ufficiale, che poco lascia sfuggire della trama, è nota a tutti l'insolita tematica affrontata in Bones And All. Maren e Lee sono due giovanissimi amanti che, in un viaggio on the road nel cuore degli Stati Uniti, cercano il proprio posto nel mondo, inseguendo e bramando una normalità che geneticamente li è stata negata.
Il film si rivela nel suo complesso una vera e propria opera di formazione più che un mero e fine a sé stesso spettacolo dell'orrore. Non a caso il regista ha scelto con consapevolezza di risparmiare allo spettatore i dettagli più splatter e violenti che una tematica come quella del cannibalismo, per forza di cose, avrebbe comportato. I due giovani protagonisti in realtà sono la rappresentazione di una marea infinita di esistenze al margine della società, alla ricerca continua di approvazione ed in perenne negazione della propria natura. Il cannibalismo quindi, più che essere oggetto della rappresentazione stessa, diviene il mezzo attraverso il quale raccontare questo genere diversità. Scegliere di utilizzare come strumento una forma di difformità così forte, come quella di chi è in costante desiderio di cibarsi di carne umana, è una scelta consapevolmente impattante, finalizzata alla creazione del parallelismo 'diverso/mostro'. Ed è così che l'intero progetto finisce con l'abbandonare del tutto gli elementi propriamente horror per mostrare la sua vera essenza: un profondo dramma sociale che racconta di una brutale umanità, fabbricante di mostri, che tende (ancora) a demonizzare il diverso. Una via d'uscita da questa condizione di estraneità al sistema resta quella di trovare nell'altro, simile a sé e quindi egualmente 'mostruoso', il calore, l'affetto, l'amore, che invece nel mondo esterno è mancante. In questo modo soltanto i due giovani protagonisti riescono a 'salvarsi' e a trovare, proprio nelle loro comuni anomalie, una 'normalità' propria, diversa, ma autentica.
Lungi dall'essere così semplicista nella risoluzione di un problema sociale così intenso ed attuale, con il quale inaspettatamente le sensibilità più acute riescono persino ad empatizzare, il drama si spinge oltre, andando a narrare uno dei più grandi effetti collaterali che l'emarginazione e la solitudine sono in grado di creare. Quando infatti non si ha la fortuna di condividere con qualcuno la propria condizione di difformità al concetto comune di ordinario (come accade al personaggio di Sully), ecco che lì nasce il vero mostro, una mina incontrollata in grado di distruggere ferocemente tutto, dentro e fuori di sé.
La sceneggiatura così articolata, adattamento del romanzo Fino All'Osso di Camille DeAngelis, di questa ennesima prova di coraggio di Guadagnino, è stata affidata a David Kajganich, già abile nel fondere, al fianco del regista nostrano, dramma ed horror, come nel precedente sodalizio artistico per il remake di Suspiria. Nel cast invece emergono i nomi di Timothée Chalamet, tra i più brillanti e richiesti giovani attori del momento, e già protagonista del predetto Chiamami Col Tuo Nome, e della bravissima Taylor Russel, che a Venezia si è aggiudicata il prestigioso Premio Marcello Mastroianni come miglior attrice emergente.
Bones And All non è certamente un film per tutti, ma allo stesso tempo non risulta nemmeno così ostico come alcuni giornali lo descrivono. È un'opera che sicuramente va scavata nel profondo, non limitandosi all'immediato, e dalla quale ognuno di noi è poi in grado di trarne il proprio insegnamento morale.
Omosessuali, tossicodipendenti, emigrati, transessuali, prostitute...sono tra quelli che comunemente ancora oggi vengono messi all'angolo dalla società, nonostante le continue lotte per 'normalizzarne' l'esistenza. Per molti purtroppo sono ancora questi i 'mostri' contro cui lottare.
Ma fa più paura chi nasce/sceglie di vivere in modo difforme ai canoni che un determinato contesto sociale accetta, o chi invece, con i propri comportamenti discriminatori e carichi d'odio, decide consapevolmente di non accettare l'altro diverso da sé? Esistono realmente i mostri o siamo semplicemente noi, con i nostri limiti e muri, a crearli? Interrogativo cardine che Guadagnino con Bones And All prova ad innescare inevitabilmente in tutti noi.
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