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Joker: Folie à Deux – L’inaspettata dissonanza

Immagine del redattore: StefaniaStefania

Aggiornamento: 9 ott 2024


Prima di iniziare a stilare questa recensione, avviso coloro che non hanno ancora visionato la pellicola, di interrompere sin da questo momento la lettura, poiché presenta spoiler. Sottolineo sempre che ciò che scrivo vuol essere paragonabile ad una chiacchierata al bar con amici, e in quanto tale, l’obiettivo è quello di accogliere tutti i pareri positivi o negativi che siano. In questo frangente, mi ritrovo a recensire in modo non giornalistico, bensì colloquiale “Joker – Folie à Deux”. Ho sentito quasi la necessità di esprimere la mia opinione riguardo questo film, poiché ho letto diverse recensioni negative che hanno alimentato in me ancor più la curiosità di visionarlo. Tutti ricordiamo il primo, e si sa, che sono quasi sempre migliori dei sequel. Nel primo film si è voluto sottolineare l’alienazione dalla società; una società superficiale incapace di osservare l'invisibile. Nel sequel, invece, inneggia Joker, dimenticandosi di Arthur; un parallelismo fondamentale ai fini della trama. Le tematiche che vengono affrontate sono molteplici e spaziano dalla narrazione della vita difficile nelle carceri e l’abuso di potere al lato introspettivo e psicologico non curato; dalla fantasia come evasione e il distacco dalla realtà alla repulsione di Joker da parte di Arthur e la vittoria dello stesso su di lui. Ma andiamo per ordine!

Il film riparte proprio dal punto in cui ci ha lasciati nel precedente: Arthur ormai accusato dei 5 omicidi (6 con quello non dichiarato della madre) è rinchiuso nel manicomio criminale di Arkham in attesa di una sentenza con annessa pena di morte; pallido, denutrito e scheletrico attende di essere processato e diventa vittima delle angherie dei poliziotti che abusano di lui. Unico spiraglio che intravede tra il grigiore delle mura carcerarie è Lee Quinzel (Lady Gaga) durante una sessione di musicoterapia e se ne innamora.

Ricambiato, i due decidono di provare ad evadere, ma il tentativo fallisce e Arthur (Joaquin Phoenix) viene internato in una cella d’isolamento, che però Lee riesce a raggiungere. Qui, prima del rapporto sessuale, munita di cipria e rossetto, ricrea sul volto di Arthur l’alter – ego Joker (poiché in realtà è quest’ultimo che le è sempre interessato avvicinare). Lee Quinzel non è altro che la rappresentazione della società malata che inneggia a Joker e non accetta il cambiamento, etichettando e confinando nel baratro chi è già perduto come Arthur; il cambiamento e la redenzione sono concetti non ammessi.

Ancora una volta, Arthur è invisibile e l’unico modo che ha per essere protagonista del suo show è condurlo, servendosi del Mister Hyde in lui: Joker. Tra questo dualismo di odio e amore per quel personaggio tanto vincolante per sé stesso, l’aula di tribunale diventa il suo palcoscenico. Dopo le diverse arringhe, viene dichiarato colpevole, ma prima di decretare la sentenza, una macchina bomba distrugge l’aula del tribunale dove si teneva il processo che l’avrebbe quasi sicuramente condannato alla sedia elettrica, riuscendo a scappare. Raggiunge Lee che, nel frattempo gli ha dichiarato di aspettare suo figlio, spingendo così Arthur a proporle di scappare insieme e di creare il loro futuro erigendo “una montagna da una piccola collina”, ma la risposta di Quinzel è negativa. Abbandonato da Lee, la polizia ritrova Fleck e lo rispedisce ad Alkham dove questa volta aspetta solamente il verdetto già stilato.

Nell’ultima clip viene invitato a seguire una guardia e durante il tragitto, un altro detenuto lo ferma per raccontargli una squallida barzelletta e dopo lo pugnala all’addome ripetutamente. Arthur, morente, agonizza in una pozza di sangue, mentre Joker sembra quasi impossessarsi metaforicamente del ragazzo che l’ha pugnalato in quanto, col coltellino, si sfregia il volto ricreando quel sorriso inquietante, decidendo arbitrariamente di essere il suo successore. Il male vince sulla redenzione; Joker ancora una volta ha vinto sull'invisibile Fleck e la società famelica avrà ancora il suo intrattenimento! Cosa però non ha convinto alcuni spettatori?

Evidentemente conoscendo il grande spessore del primo film, ci si aspettava che tutto rispettasse la stessa impostazione, invece questa volta viene introdotto il "musical". Questa scelta, quasi dissonante, spiazza lo spettatore che non riesce a tollerare il sequel. Ma a parer personale è proprio questa scelta azzardata e stridente "la ciliegina sulla torta", capace di creare un distacco tra la realtà e la fantasia di Arthur (in quanto la maggior parte dei momenti cantati appartengono allo show immaginario di Fleck, protagonista insieme a Lee).

Dite che hanno esagerato? Probabilmente … O forse no. Sta di fatto che non ci si aspetta un musical in un contesto del genere, eppure l’hanno redatto ed è proprio questo inaspettato, stonato e stridente evento ad essere un connubio eccellente. Il tutto reso magistrale dalle eccezionali interpretazioni canore e attoriali di Lady Gaga e Phoenix (che si riconferma nato per il ruolo)!

Sicuramente è un film che fa parlare di sé e non rimane indifferente agli occhi dei fruitori, in quanto il finale potrebbe essere ambiguo e, tutte le critiche negative, potrebbero essere dettate da un’incomprensione del lungometraggio? Se lo analizziamo da un altro punto di vista, la scena finale può essere l’emblema dell’intero enigma che continua a tormentarci … E se Arthur fosse solamente l’iniziatore di un concetto e non di un personaggio? Mi spiego meglio! Analizzando il finale, negli ultimi istanti di Arthur, vediamo sfocato sullo sfondo il ragazzo che ha accoltellato Fleck sfregiarsi il volto con il coltello nell’intento di ricreare il sorriso di Joker. E se quest’ultimo fosse il vero Joker (o uno dei tanti) che invade Gotham city e si intreccia con la vita di Bruce Wayne? Se così fosse, la lettura del Joker di Phoenix risulterebbe molto più comprensibile; ecco perché quest'ultimo non potrebbe essere paragonabile a tutti gli altri visti precedentemente. Secondo me, Arthur in realtà non è Joker, il vero nascerà dopo la sua morte ... Perciò invito tutti voi, vecchi e nuovi lettori del blog, ad abbracciare la curiosità senza sentire le influenze esterne. Andate al cinema e non fidatevi del giudizio delle recensioni, neanche della mia, perché ognuno ha diritto ad elaborare una propria opinione, soprattutto su questo film! La vostra qual è?



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