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Lana Del Rey - Blue Banisters | Viaggio intertemporale nella vita di Elizabeth Grant

Suona banale e ripetitivo dire che, quando si analizza o recensisce un lavoro di Lana Del Rey, lo si fa con un doveroso timore di commettere passi falsi che possano male interpretare quello che è il mondo artistico molto complesso, e allo stesso tempo fragile e delicato, che lei come poche autrici riesce a creare. Peculiare è la sua scrittura, gli studi alla facoltà di Filosofia presso la Fordham University di New York sicuramente hanno contribuito nel donare all'artista una penna fuori dal comune, intrisa di densità ed astrattezza, entro cui l'ascoltatore si districa con non poche difficoltà.

Il 22 Ottobre 2021 è stato pubblicato il suo ottavo disco di inediti, il secondo di quest'annata, dal titolo Blue Banisters, anticipato da diversi singoli promozionali rilasciati nei mesi precedenti che, in un certo qual modo, hanno preavvisato quella che sarebbe stata la rotta musicale che la Del Rey ha deciso fermamente di intraprendere. Il dibattito che ne è derivato, all'interno del suo stesso fanbase, è stato abbastanza acceso: da un lato c'è chi è quasi annoiato dal sound degli ultimi tre dischi, desiderosi di una sorta di cambiamento di stile, che non deve per forza ricollegarsi ai timbri più sperimentali e mainstream degli esordi, ma che riesca in un certo qual modo a schiodarsi da quella che sembra, apparentemente, una fase di stallo sonoro; d'altra parte c'è chi accoglie con estasi questo nuovo lavoro, lodando l'artista proprio per la sua ostinata capacità di andare contro, sempre e comunque, quel che proprio il mainstream si aspetta da lei.


La Lana Del Rey del 2021 è effettivamente del tutto diversa da quella che un decennio fa debuttava nel panorama musicale, non solo musicalmente parlando, ma anche esteticamente, e Blue Banisters più che mai rimarca questo cambiamento, figurando come un disco unico e singolare nella sua intera discografia. È proprio questo il disco in cui la cantante mette completamente a nudo se stessa, affrontando in modo inedito tematiche personali in passato solamente accennate. Che piaccia o no, è subito chiaro dal primo ascolto che i tormenti e le ombre, che hanno affascinato i suoi fan ad inizio carriera, ora sembrano farsi sempre più lontane. L'idea che ne deriva è quella di una rinascita, tinta di equilibrio e consapevolezza, privata di fronzoli e barriere da diva, come siamo stati abituati ad inquadrala nei suoi primi lavori, perennemente dannata. La stabilità e la naturalezza con cui Lana sembra vivere il suo presente ha preso la forma di un sound sempre più omogeneo, minimalista e ridotto al solo uso di strumenti 'classici', che si allontana ancora una volta dalle sperimentazioni elettroniche, dark baroque ed alternative rock degli esordi (seppur lasciandone un gradevole e nostalgico eco anche in queste nuove quindici tracce). Come accade nella vita di tutti noi, è proprio quando il passato viene accettato, metabolizzato ed accantonato, che si ha la forza e la lucidità di raccontarlo, seppur con ancora qualche piccola zona d'ombra. Tutto ciò risuona in Blue Banisters come un vero e proprio viaggio intertemporale, dove presente e passato si fondono, si contrappongono, si cercano e si rincorrono, raccontando in modo, sempre più nitido e chiaro, il vissuto della Del Rey, la sua storia personale, quasi come un vero e proprio diario privato. Uno dei temi portanti del disco è il rapporto complicato che Lana ha costantemente avuto con la sua famiglia, per la primissima volta sviscerato, affrontato e ricollegato a quelle che invece sono da sempre dei leitmotiv dei suoi lavori: le relazioni tossiche e difficili con gli uomini, dove spesso la figura della donna viene dipinta come sottomessa, sofferente, arresa e priva di armi. Unendo quindi le tematiche famigliari a quelle relazionali ed affettive, si ha finalmente un quadro più completo del suo universo, un viaggio nei 'perché' e 'come' determinate storie e situazioni siano state da lei vissute, fino a condurci ad un finale privo di nuvole, finalmente più trasparente e chiaro.


"I was looking for the father I wanted back"

Si apre così questo nuovo disco, con Text Book, una sorta di 'manuale' nel quale la ragazza racconta come la relazione con suo padre abbia condizionato ed influenzato il suo rapporto con gli uomini, in particolar modo con il suo ultimo partner Clayton Johnson. È come se, nelle relazioni amorose, si ritrovasse costantemente a ricercare nell'amante la figura patriarcale così rilevante nella sua famiglia d'origine. Le ferite che derivano dalla rottura di un rapporto, tuttavia, non vengono questa volta somatizzate e vissute in modo distruttivo come in passato. Nella title track, Blue Banisters, emerge la tematica della sorellanza, già presente nel precedente Chemitrails Over The Country Club. Lana in questo brano dipinge la sua attuale vita con colori nuovi e diversi da 'blue' (da sempre associato alla malinconia) di cui la sua relazione si nutriva. La forza dell'amicizia viene metaforizzata in nuovi colori con cui dipingere la staccionata della sua casa, non più solo barriera ma adesso anche porta d'ingresso in un presente sereno e più sano (visivamente esplicito nel video clip che accompagna il brano).



"You can't be a muse and be happy, too
You can't blacken the pages with Russian poetry and be happy"

In questo passaggio è evidente più che mai la transizione personale che Lana sta vivendo, per essere una musa, per mantenere quell'immagine da 'ultima diva' che l'ha da sempre caratterizzata, non ha bisogno di snaturare se stessa, può conoscere e ritrarre la profondità della malinconia senza però essere necessariamente una persona triste, accogliendo quindi in questo nuovo presente inediti colori e valorizzando altri tipi di relazioni interpersonali, non solo più necessariamente amorose, ma anche, appunto, d'amicizia e sorellanza.


"There's a hole that's in my heart all my women try and heal
They're doin' a good job convincin' me that it's not real
It's heat lightning"


Arcadia è il singolo che ha anticipato l'uscita del disco. Presentata dalla stessa Del Rey come se fosse la sua Video Games 2.0, si tratta di una ballata al pianoforte, dove la sua voce è la vera forza motrice ed emozionale del tutto. Reminiscenze del passato ci riportano a Los Angeles, non una semplice città per la cantante, ma vera e propria Musa di tanti suoi brani. Il corpo di Lana viene paragonata alla mappa di L.A., mentre l'amore per il proprio partner diventa lo stesso che essa nutre per la sua terra natia, gli Stati Uniti. L'incanto tuttavia, in sintonia con il percorso critico sociale-politico intrapreso nettamente nel disco Norman Fucking Rockweel!, si smorza nel finale, dove ritroviamo il coltivato disincanto verso questa città di 'falsi Dei' e speranze, che ammalia per poi distruggere.

"By the way, thanks for that, on the way, I'll pray for ya
But you'll need a miracle
America"

Tuttavia la parentesi sociale si chiude immediatamente. Blue Banisters, ribadiamo, è appunto un disco molto personale, dove la visione critica e cinica verso la società contemporanea viene accantonata per dar risalto invece alle proprie vicissitudini personali. Nell'interlude The Trio termina questo rimando al passato, Ennio Morricone si fonde con il trip-hop che aveva dipinto di colori più urban il disco Born To Die, unendo la contemporary music con un universo più cinematografico.

Torniamo dunque alle atmosfere più omogenee inizialmente ascoltate, seppur con qualche nuova sfumatura pop che non ne rovina la continuità. In Black Bathing Suit Lana torna a parlare della sua famiglia, ribadendo l'amore che la lega a suo padre ed il distacco che invece nutre verso sua madre. Il corpo della Del Rey è nuovamente oggetto principale del testo. Il tema del cambiamento rispetto agli esordi è rappresentato anche dalla sua trasformazione fisica, e le critiche ricevute per i chili presi negli anni sembrano oggi non minare l'interiorità dell'artista che, ridendo di esse, lascia che gli altri parlino di sé e del suo aspetto ("Let 'em talk about me/We'll have the last laugh about it"), perché quel che più le importa nutrire e curare adesso è soltanto la sua anima. Un elemento che contraddistingue Blue Banisters è senza dubbio il fatto che molte canzoni siano in realtà state scritte da Lana negli scorsi anni, pensate quindi per i suoi precedenti dischi. Queste unrealased, nonostante legate ad anni ormai passati, trovano tuttavia il loro posto in modo coerente nel nuovo disco, mantenendo vivo quell'intreccio tra presente e passato che ne fa da colonna vertebrale. E' il caso di If You Lie Down With Me, scritta nel 2013 per il disco Ultraviolence, dal quale riprende e riattualizza il sound più cupo e la necessità di raccontare le relazioni tossiche che l'hanno distrutta in passato. Questa distruzione trova però subito il suo senso narrativo nella successiva Beautiful: il passato non viene narrato solo per riempire la tracklist del disco, la funzione delle tracce scritte nel 2013 è quella di essere contrapposte alle consapevolezze presenti, ed in questa suggestiva ed emotiva ballad, l'artista celebra se stessa, la sua malinconia, la sua tristezza, il suo passato doloroso, come i suoi attuali punti di forza. È proprio il suo essere stata sempre così fuori posto che oggi la rendono unica e la fanno sentire bellissima.


Questa fierezza continua in Violets For Roses, brano che affronta le delusioni sentimentali con una forza inedita: è chiarissimo che ormai nessuno potrà permettere di cambiare il suo 'io', le ferite sono guarite e tutto quel che ne consegue è solo amore verso se stessa. Ancora una volta l'amicizia torna fondamentale come vero e proprio elisir che sanifica e si prende cura di un cuore infranto, permettendole di vivere una vita semplice ed armoniosa. Nel cuore del disco troviamo la traccia più folle ed inaspettata di tutte, in duetto con Miles Kane dei The Last Shadow Puppets (anche questo è un progetto ripreso dal passato dal quale Lana ha ripescato e rielaborato alcuni pezzi mai ufficialmente pubblicati). Dealer si fa subito notare per un suono più acido e stridente. Come una nota fuori posto, la voce di Lana diventa dissonante con tutto il precedente ed omogeneo 'bel canto', fondendosi alle importanti chitarre elettriche, in un vero e proprio urlo di rabbia e ribellione che mette in luce tutta la delusione provata quando il suo tossico ex partner l'ha derubata dei suoi soldi per poi sparire improvvisamente. Il modo in cui tuttavia Lana canta Dealer suona quasi come una caricatura di sé stessa, o meglio, della versione di essa perennemente disperata e illusa del passato, utilizzando questo ancora una volta come punto di rottura per esaltare il presente. Dallo stesso precedente progetto proviene Thunder, una delle tracce musicalmente più evocative ed emozionanti dell'album. In essa sono nuovamente le relazioni forti e distruttive ad essere centrali, la persona a cui Lana si rivolge (non è chiaro se un amante o un amico) irrompe nella sua vita con la forza di un tuono, rovinando tutto attorno a sé. Quel che lei può fare è solo prendere per mano questa persona e aiutarla a lasciarsi andare, a ricostruire la propria vita, proprio come lei è riuscita a fare con la sua.

Wildflower Wildfire è una delle tracce più importanti del disco. Lana parla in modo sempre più chiaro e disinibito di sua madre e del loro rapporto. La donna viene paragonata ad un incendio, mentre la cantante vede più se stessa come un fiore. Entrambe sono però accumunate dalla stessa natura selvaggia, anche se quel che il fuoco distrugge, il fiore non può. È una promessa che Lana fa a se stessa, quella di non vivere la sua vita come l'ha vissuta sua madre, una dichiarazione di diversità netta ed emotivamente distaccata. Un brano molto personale ma in cui molte persone potrebbero ritrovarsi. Il trittico che segue ha bisogno di essere ascoltato e metabolizzato in modo compatto. Si tratta di brani scritti con l'ex partner Barry-James O'Neil nel 2013, e pensati dunque per Ultraviolence. Nectar Of The Gods, Living Legend e Cherry Blossom raccontano tre storie diverse tra loro, accumunate tutte però, ancora una volta, nell'essere storie personalissime, quasi come pagine di un vecchio diario segreto strappate e raccontate solo oggi, a distanza di otto anni da quando sono state scritte. La prima di queste ritorna sul tema ridondante della dipendenza da sostanze/dipendenza affettiva, che ha consumato per troppo tempo l'energia della giovane. La voce potente e nuda, contrapposta ad una produzione anch'essa spoglia di grosse articolazioni, trasmette una malinconia assurda. Sembra di immergersi in quel colore 'blue' in cui Lana ha vissuto per tanto tempo, colpevolizzando nuovamente Los Angeles per essere una terra di 'Divinità Decadenti', una sorta di limbo verso l'inferno, cui baratro la stessa Del Rey ha più volte conosciuto.

"California, homeland of the Gods
Once I found my way but now I am lost"

Living Legend è una dedica bellissima, una preghiera, un inno sublime e raffinato all'amica Jane Powers. Ancora una volta una ballata costruita attorno alla sola voce della Del Rey, cui finale però, in modo inaspettato e sperimentale, strizza l'occhio proprio ai suoni psichedelici di Ultraviolence. Cherry Blossom è sicuramente tra i brani più personali, delicati ed intimi dell'intera carriera di Lana Del Rey. Così intimo da raccontare esclusivamente di Elizabeth Grant e del suo senso materno rimasto incompiuto e sospeso nel tempo. Angelina, a cui Lana scrive nel testo, sembra proprio essere la futura ed ipotetica figlia a cui Elizabeth scrive e dedica questa dolcissima ninna nanna. Chiudendo gli occhi si palesano immagini tinte di tenerezza e di una vita quotidiana serena già ambita dall'artista nel 2013, ma che forse riesce ad avere spazio e modo di esistere solo ora. Il disco viene chiuso da un brano scritto a quattro mani dalla stessa Del Rey, suo papà Robert, sua sorella Caroline "Chuck" e l'amica Alana Champion. In questa intimissima dedica i protagonisti si promettono amore eterno e fiducia reciproca, sottolineando e rimarcando quanto il calore di questi rapporti umani siano stati fondamentali e terapeutici per tutti loro. Lana mostra la sua nuova sé, remando contro tutte le critiche mosse dal mondo esterno, rivendicando con forza il suo diritto ad essere sempre così ricca di contrapposizioni, di forze e fragilità, come ogni altro essere umano. Il sentimento di libertà ed emancipazione che culmina nel finale è così forte da rendere Blue Banisters un album pazzesco, forse un po' troppo ricco di contenuti, ma sicuramente essenziale, più del precedente, per comprendere la nuova Lana Del Rey e la direzione che, nel privato della sua esistenza, ha deciso di seguire. Chi non è riuscito a comprenderne l'importanza è forse troppo legato ad una visione quasi egoistica dell'artista, che si scontra con la volontà di cambiamento che contraddistingue ora la sua vita. Cosa aspettarci dal futuro percorso artistico di Lana non possiamo saperlo, ma questo splendido suo invito a goderci il presente è senza ombra di dubbio il più bel regalo che potesse farci, uno sguardo privilegiato ed inedito nel suo intimo che forse non tutti noi meritiamo di comprendere e fare nostro.


"I'll always be right here
Closer to you than your next breath, my dear"
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