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Melanie C | Dalle Spice Girls alla sperimentazione di Northern Star

Aggiornamento: 14 set 2020

Sul fenomeno 'Spice Girls' è stato scritto di tutto, tra idolatri e detrattori un punto resta certo e fermo: questa girl band, in pochissimi anni di carriera, è riuscita a rivoluzionare non solo l'industria musicale POP ma a lasciare un segno indelebile nella cultura contemporanea, influenzando la società grazie anche al potentissimo piano di marketing messo in piedi sin dall'uscita del loro primo singolo nel 1996, Wannabe, e che si è esteso, per tutta la seconda metà degli anni '90, a qualsiasi tipologia di gadget e bene materiale possibile ed immaginabile. Sulle cause di questo enorme successo, che ha ancora i suoi effetti a distanza di più di 20 anni (pensiamo ai sold out del loro 'reunion' tour nel 2019), ci sarebbe tantissimo da dire, ma proviamo ora a focalizzarci soltanto sulle personalità di queste cinque ragazze, in particolar modo su quella di Melanie C, la Sporty Spice del gruppo, e su quello che è stato l'inizio della sua carriera solista. In effetti gran parte del merito nel 'fenomeno Spice' è da attribuire a quelle personalità così marcate e variegate che ogni singolo membro della girl band ha dimostrato sin da subito di avere. Capita spesso infatti che nei gruppi i caratteri più forti e definiti riescano a mettere in ombra quello degli altri componenti, con conseguenze particolari e distorte su quello che poi diventa l'impatto verso il grande pubblico. Per quanto riguarda le Spice Girls, la più grande novità che questa band ha portato è stata quella di essere un gruppo in cui nessuna è mai del tutto riuscita a rubare i riflettori all'altra. Scary, Baby, Ginger, Posh e Sporty. Sono questi i noti soprannomi con cui Mel B, Emma, Geri, Victoria e Mel C sono ricordate nella cultura pop, epiteti che vanno ben oltre la semplice semantica, andando a modellare, nell'immaginario di milioni di adolescenti, cinque modelli da seguire, personificare e ammirare, ed il fatto che questi modelli siano stati FEMMINILI ha ovviamente dato un valore aggiunto al tutto, in un'epoca, alle soglie del nuovo millennio, dove, in clima di cambiamenti sociali, la donna abbandonava una serie di antichi stereotipi mirando all'eguaglianza di genere.


Improvvisamente però, agli inizi del 2000, il fenomeno Spice inizia lentamente a ridimensionarsi, inizialmente con l'abbandono di Geri Halliwell e successivamente, dopo un terzo ed ultimo disco 'in quattro' dal titolo Forever, con la scelta delle altre di mettere fine (o pausa?) all'intero progetto. Quasi tutte le carriere delle ormai ex Spice risultano relativamente brevi e sicuramente non in grado di eguagliare (tranne alcuni sporadici singoli) lo stesso successo del gruppo.

Tra questi percorsi musicali individuali, quello di Melanie C risulta sicuramente il più efficace, affacciandosi nel mercato discografico come un'artista nuova, poliedrica, versatile e con un talento che è da subito andato oltre quello della 'Sporty' del gruppo, conosciuta perlopiù per essere 'la Spice' più dotata vocalmente La carriera di Melanie Chisholm è stata anche la più prolifica, è in arrivo infatti il suo ottavo disco da solista, intitolato semplicemente Melanie C, anticipato già da tre singoli e cui uscita è prevista per il 2 Ottobre 2020. Con l'arrivo del nuovo album, una cosa sembra subito ben chiara da quelle che sono state le sue tre anteprime: la cantante, dopo vent'anni di carriera passati alla ricerca di una propria identità musicale, in direzione sempre opposta al lavoro fatto con le sue ex colleghe, sembra adesso aver finalmente riabbracciato 'Sporty Spice', coniando, in questo prossimo progetto, tutte le esperienze e facce mostrate nel percorso solista assieme all'immaginario, al carattere e all'attitudine palesati sin dagli esordi nel gruppo In questo cerchio che sembra chiudersi, ho voluto soffermarmi, prima dell'uscita del nuovo disco, su quello che invece era stato, nel 1999, il primissimo album in studio di Melanie, dal titolo Northern Star.


Era il 27 Settembre del 1999, quando Sporty rilascia il suo primissimo singolo da solista (se non consideriamo la precedente collaborazione con Bryan Adams avuta nel '98) ed è subito una bomba ad orologeria. Tutto il bubble pop, i colori, le melodie e i ritmi martellanti, che hanno caratterizzato la breve carriera musicale con le Spice Girls, sono improvvisamente spariti e l'esordio solista di Melanie C spiazza proprio tutti: il singolo, Goin' Down, è un'energica e incazzata canzone alternative rock, a tratti grunge, urlata da una Spice Girl del tutto diversa rispetto a quella che avevamo conosciuto. Nel video Melanie, con un inedito taglio di capelli biondo e cortissimo, abbandona le iconiche tute Adidas per indossare una tenuta da vera e propria punk girl, in quello che sembra essere un grande rave party. In formissima, con un fisico tonicissimo, Mel si scatena, salta, 'urla' la sua rabbia, in un testo anche abbastanza forte se paragonato alle precedenti lyrics con il gruppo, dove i dissapori di una relazione finita sono ben sentiti (in quel periodo pare che la vita sentimentale della popstar non fosse affatto idilliaca), in una sorta di break-up song con cui, cantando letteralmente in modo loud i suoi sentimenti più profondi e rabbiosi, riesce ad indignare così tanto alcune emittenti televisivi da far sì che la clip venga censurata.


I fan sono ovviamente spiazzati, nessuno si sarebbe aspettato da Mel una svolta punk-rock, e di conseguenza si crea una profonda divisione tra chi apprezza il coraggio di aver osato e rivelato un lato artistico/caratteriale mai visto prima, e chi invece, più affezionato al pop Spice, preferisce riversarsi sul disco di inediti di Geri, uscito solo qualche mese prima e più in sintonia con il percorso musicale della band. Ciò che però ancora non si sa è che il disco in uscita, Northern Star appunto, sarà una seconda sorpresa per chi si aspettava un progetto dallo stampo rock, in coerenza con il sound del primo singolo.

Il seguente 18 Ottobre l'album prende vita ed eccone svelata la sua natura: il disco, prodotto da quelli che ai tempi erano tra i musicisti più all'avanguardia nel mercato discografico, fautori di quello che era stato il pluri-premiato Ray Of Light di Madonna del 1998, si rivela una vera e propria compilation di sonorità diverse tra loro, tutte sempre molto lontane dall'universo Spice e tutte specchio delle mille facce che Melanie non era riuscita a mostrare prima, rinchiusa nello stereotipo che il gruppo le affidava. Il punk-rock è solo uno dei tanti generi sperimentati da Mel, ascolteremo infatti, nelle dodici tracce che compongono l'album, musica tecno-dance, r&b, elettronica, trance, provando come gli stessi William Orbit, Marius De Vries e Rick Nowels (tra i produttori del disco) siano riusciti a scavare a fondo nell'anima della giovane 'esordiente', tirando fuori i mille volti che ne costituiscono l'insieme. Personalmente non sono da sempre un grande amante dei dischi troppo eterogenei, ma l'eterogeneità di Northern Star ha il suo quid nella complessità caratteriale di Melanie. Gli stessi look, così diversificati tra loro, mostrati nei video dei cinque singoli che hanno accompagnato il lancio del disco, sono già di per sé i segni di una dimensione artistica ancora in via di formazione e caratterizzata dalla voglia, tramite l'utilizzo di generi e sonorità tanto variegate, di trovare il proprio spazio fino al punto di chiedersi: e se non fosse proprio la versatilità la vera dimensione di Sporty Spice?



'I've gotta go, find another direction'

Sin dalle primissime lyrics la mia analisi viene subito confermata. Melanie è in cerca di una direzione, in Go!, la traccia che apre il disco, questo è proprio il tema portante: la voglia di ricerca e di sperimentazione. Un brano che ci da un ruggente benvenuto in quello che sarà un viaggio tra anime e suoni cangianti.


Segue il secondo singolo estratto, la title track Northern Star, una bellissima ballad, con elementi ambient che ricordano l'alternative pop di quegli anni, sperimentato dalla stessa Madonna in Ray Of Light, dove il tema della ricerca e del viaggio è ancora ben presente. Resta una delle canzoni più belle mai realizzate da Melanie e l'iconico video, ambientato di notte sulle fredde coste di Brighton, riesce a cristallizzare quell'immagine eterea che la produzione dream pop e la voce della cantante, qui molto più melodica e calda del precedente singolo, hanno voluto trasmettere. Dopo la terza traccia, il singolo di lancio Goin' Down, il disco ci introduce in una dimensione ancora inesplorata. L'intro e l'outro strumentali di questa prossima canzone, dal titolo I Turn To You, sono tra le produzioni più belle mai ascoltate nell'universo pop, caratterizzate entrambe da sonorità trance che sfociano in una traccia electro-tecno-pop quando arriva il cantato di Mel, ancora una volta qui melodico ed etereo. Il brano venne scelto come quarto singolo estratto dal disco, in una nuovissima versione, l'Hex Hector Radio Mix, che abbandona i tratti più ambient per accentuare quelli più propriamente euro dance, sfruttando un genere che agli inizi del 2000 era molto ascoltato e portando il singolo ad essere tra i più acclamati dalla critica musicale in quel periodo.


Nell'immaginario dance in cui la nuova versione di I Turn To You si collocava, sicuramente acuta è stata la scelta di girare il videoclip ad Ibiza, che è un po' la Mecca dei più grandi dj mondiali, con una scatenata Melanie che si alterna in scene girate al Es Paradis nightclub e altre a ridosso di una spiaggia (altro elemento che ritroveremo più avanti nell'album è proprio quello legato al mare). Anche nel testo, I Turn To You, riecheggia di atmosfere eteree, con l'utilizzo di parallelismi tra i sentimenti umani d'amore e dipendenza, e le leggi che regolano l'universo, richiamando elementi naturali come il ghiaccio, il sole, i fiori ed il cielo, e tingendo così l'amore di un tono quasi primordiale, primitivo, rievocato sonoricamente nel finale che unisce all'elettronica travolgenti suoni tribali. La quinta traccia di Northern Star, dal titolo If That Were Me, è anche il quinto ed ultimo singolo estratto dall'album, con un un cambio repentino di genere ed atmosfere musicali. Abbandonata del tutto la superproduzione dei brani finora ascoltati, la canzone è una semplicissima ballata acustica che si destreggia tra il pop/rock per raccontare una realtà molto delicata, quella dei cosiddetti 'homeless', i senza tetto che invadono le nostre città, e la semplicità con cui questi affrontano la vita. Semplicità che musicalmente solo una melodia così soft poteva rendere.


Dopo esserci addentrati nell'elettronica, nel rock, nella tecno e nel pop acustico, si ha come l'impressione che le abilità di Melanie si siano ormai mostrate tutte. Invece no, il disco ha da riservare ancora altre sorprese. La prima arriva con la sesta traccia, Never Be The Same Again in duetto con l'ex TLC, Lisa ''Left Eye'' Lopes, promettente stella del rap, scomparsa troppo presto, nel 2002, all'età di soli 31 anni. Il brano viene scelto come terzo singolo ufficiale nell'estate del 2000 ed è subito un immediato successo in UK (dove conquista al suo debutto la vetta dei singoli più venduti) e anche nel resto del mondo (in italia parteciperà al Festivalbar e sarà inserita nella compilation ufficiale della manifestazione canora). Melanie per questo brano, che parla di desiderio e seduzione, sceglie di addentrarsi in uno dei generi più 'caldi' per antonomasia, l'R&B, aggiungendovi un ulteriore tocco black con il rap di Lisa. Iconico resta anche il video girato per il lancio del singolo, che vede Mel, al top della sua forma fisica, in una sorte di futuristico ambiente Islandese, dove proprio il corpo tonico della cantante diventa il vero protagonista della scena. La cura di esso, quasi come una macchina, è da sempre una delle colonne portanti nella vita di Sporty Spice, che ancora oggi, a 46 anni, sfoggia un fisico pazzesco. Ma l'attenzione maniacale per la perfetta forma fisica, ammirata in questa clip, è stato anche il 'tallone d'Achille' dell'artista. Melanie infatti ha sofferto per anni di depressione clinica utilizzando lo sport come valvola di sfogo al problema. Ma come ogni cosa su cui riversiamo le nostre ansie anziché affrontarle, il suo stesso punto di 'forza' si è tramutato col tempo nel suo nemico più grande. La depressione, unita all'ossessione per il 'peso perfetto', hanno portato la cantante a soffrire di bulimia e disturbi dell'alimentazione. Per assurdo, proprio nei mesi successivi alla pubblicazione del video di NBTSA, il mimino aumento di peso della star è diventato oggetto di critiche da parte della stampa con conseguenze devastanti sulla sua serenità e lenta ripresa.

Why, la traccia numero sette, apre la seconda metà del disco ed è forse il punto più cupo, introverso ed oscuro raggiunto in esso. La rabbia di Goin' Down torna a farsi risentire in un brano che appare come lo sfogo disperato causato da un amore distrutto, che non potrà mai tornare e che lascia dentro solo una grande frustrazione data dalla consapevolezza che nulla potrà rimettere le cose a posto. Lo struggente chiedere ripetutamente, fino ad urlare nel finale, il 'perchè' di tanto dolore, musicalmente parlando, è rappresentato dall'uso nuovamente dell'elettronica che però questa volta si tinge di colori più scuri, sfociando quasi nel darkwave, genere che per l'appunto accosta, all'uso di sintetizzatori, strumenti più classici e generalmente impiegati nelle ballad, in questo caso è stato scelto il pianoforte a dare questa impronta 'classica' al pezzo.


La cupezza viene subito spazzata via con la traccia che segue, che risulta il brano più scanzonato e spensierato dell'intero album, Suddenly Monday. Il pezzo, ancora una volta, vede Melanie cimentarsi in un nuovo genere, il jazz da cabaret, già sperimentato in parte con il gruppo in quella che era stata la splendida The Lady Is A Vamp dal disco Spiceworld, e le permette di destreggiarsi vocalmente su registri diversi, mettendo in luce finalmente solo la sua voce, priva di troppa strumentazione digitale, in un testo gioioso e fresco che ci mostra nuovamente una sfaccettatura inedita dell'artista

Un fantastico rock and roll, a tratti rollingstoniano, torna nella traccia numero nove, Ga Ga. Anche qui si parla di una storia andata per il verso sbagliato e, ancora una volta, per cantarne il dolore e la frustrazione, Melanie sceglie un sound aggressivo. Questo genere, conosciuto per far perdere ogni inibizione nella sua liberatoria danza, si associa benissimo al testo del brano dove troviamo un vero e proprio invito nel lasciarsi andare a quella follia che sono i sentimenti, anche quando questi fanno male.

''And It Hurts Let It Hurts...''



Arrivati a questo punto, nel disco si apre il gran finale, quello costituito dalla 'triade delle meraviglie': Be The One/Closer/Feel The Sun. È proprio in questa sequenza finale infatti che l'album tocca l'apice della perfezione sia nella produzione, che nei testi e nel cantato. Be The One è una ballad acustica, un preludio apparentemente leggero e, ad un primo ascolto, forse anche 'già sentito', ma importante perché spiana il territorio, con la sua melodia delicata e la voce di Mel, accompagnata da una predominate chitarra acustica, a quella che sarà la conclusione, anche nel messaggio, nella morale e nel significato, di questo lavoro. Di amore tormentato se ne è cantato tanto fino ad ora, la rabbia e la dipendenza sono stati per adesso i sentimenti dominanti nel percorso di scrittura del disco, ma qui arriviamo ad un punto di svolta: nel testo di questa ballad Melanie sembra iniziare a focalizzare per bene il fine ultimo di questo viaggio musicale, ovvero il raggiungimento della sua personale tranquillità, invitando il suo partner ad essere tutto il bello che lei sente di meritare per se stessa.

'I've got no time for bitterness I wanna move away from this'

Mel ha voltato pagina, si è lasciata alle spalle l'amaro di una relazione tossica, ed il viaggio finale la porta verso il benessere, visivamente rappresentato dal mare. Accennavo che questo elemento sarebbe stato importante nel disco e così infatti è. Closer è un'altra ballad, costruita questa volta attorno a sonorità latine ed esotiche. Nel testo sembra che Melanie abbia finalmente realizzato qual è la forma più pura d'amore, la canzone appare infatti quasi dedicata non ad una persona nello specifico ma piuttosto all'ideale che questo sentimento mostra quando abbandona ogni tormento. La parte più sublime di questa traccia risiede nel lunghissimo finale strumentale, nelle percussioni e chitarre che si fondono agli archi, e dove lo strumento più incantevole diventa proprio la voce dell'artista, riecheggiando in melodiosi cori che ricordano canti di sirene. Ad occhi chiusi ci sembra quasi di sentire il rumore delle onde del mare e della sabbia che viene portata via dal vento, in un'estasi sonora raffinata ed elegante in cui la natura si fonde con la passione e la seduzione. Se la musica, come forma d'arte, deve essere in grado di rappresentare anche visivamente qualcosa, una traccia come Closer è l'esempio perfetto di come sound and vision (per dirla alla Bowie) possano congiungersi in modo quasi magico.

Closer, con il suo bellissimo finale, avrebbe potuto già da sé chiudere il disco. Osare con l'aggiunta di un'altra traccia sarebbe stato, per Melanie ed il suo team di produttori, molto rischioso. Alla fine il rischio è stato preso ed il risultato è stato più che grandioso. È difficile infatti dare una conclusione degna a questo viaggio di suoni che è stato Northern Star, bisognava avere una canzone che suonasse epica ma delicata allo stesso tempo. E così, proprio come una carezza, arriva, come last track, la soave Feel The Sun. Ancora una volta l'elettronica gioca con l'acustica, i sintetizzatori si alternano agli archi, ricordando nuovamente le atmosfere malinconiche e sognanti delle magistrali ballad prodotte da Nowels (che oggi ne ha realizzate tantissime con la celestiale Lana Del Rey). Ma la potenza di questo brano, che dal punto di vista sonoro è già importante, è altrettanto sentita nelle lyrics: Melanie ripercorre le sue ansie e paure, quelle più remote, quelle che ci ha fatto conoscere aprendo letteralmente la sua anima in questo disco d'esordio, giungendo armoniosamente ad un punto di chiusura. L'album partiva con la ricerca di una guida e di una direzione, la 'Stella del Nord', di cui ci ha fin da subito parlato, l'ha portata a quello che può essere visto sia come un punto di arrivo che come un punto di inizio. Ancora una volta davanti al mare. Ancora una volta ad ascoltare le sue emozioni schiantarsi tra loro come onde, nel trambusto della loro complessità, che è un po' lo stesso trambusto che si avverte quando in un disco si sceglie di spaziare tra generi diversi, ricordandoci che c'è sempre e solo un luogo dove tutto può riavere un senso e dove la vita può ricominciare a portare calore, e quel luogo è dentro di noi.

Spesso si spendono anni, i migliori della nostra vita, alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, che soddisfi le nostre carenze, che metta pace ai nostri tormenti o che colmi i nostri vuoti, e durante questa gran fatica non ci si rende conto che invece tutto ciò di cui magari ogni essere umano ha bisogno è soltanto di un collegamento con il proprio 'io'.

Perché in fondo siamo noi stessi le persone più importanti che abbiamo.




'I am the person I was looking for...'



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