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VOTA L'ARTISTA | BEYONCÉ

Immagine del redattore: DavideDavide

Ho selezionato 50 tra i miei artisti preferiti lasciando a voi, lettori e followers di Criticando, l'arduo compito di scegliere tra questi il vostro preferito. Finalmente posso svelare che la più apprezzata da voi tutti in modo unanime (con il 100% di voti favorevoli) è Beyoncé.


Come anticipato, segue ora una mia personale retrospettiva sulla sua carriera che, come ogni altro articolo di questo blog, non seguirà lo stampo predeterminato di una recensione/analisi standard, ma consisterà piuttosto nel mio puro e semplice racconto di come e quando ho iniziato ad ascoltare Queen B e ad amarla.

Erano gli anni '90, quelli in cui in Italia Mtv doveva ancora approdare, e nei quali, per scoprire musica nuova, ci si affidava di solito a reti televisive regionali, o comunque minori, nelle quali video musicali a profusione riempivano le giornate di ragazzini che come me, senza internet, smartphone ed altri mezzi di informazione/comunicazione più immediati, dovevano soddisfare la propria sete di conoscenza culturale ed artistica in modo molto più complicato. Tra i tanti artisti scoperti, soprattutto sull'ormai defunto canale televisivo TMC2, primeggiavano le Destiny's Child. Erano gli anni delle boy e delle girl band, quelli in cui amavo follemente le Spice Girls, e per questo qualsiasi gruppo femminile simile finiva da subito col catturare la mia attenzione.

Ciò che però mi confondeva delle Destiny's Child era la loro costantemente cangiante formazione: insomma, ad ogni nuovo video notavo membri nuovi ed altri invece assenti, senza mai permettermi così davvero di capire da 'chi' fosse realmente formata questa band. Le DC hanno effettivamente cambiato diverse volte membri nel gruppo, lasciando però come unica costante la presenza di Beyoncé Knowles, che da subito brillava e si distingueva dalle altre per un carisma davvero eccezionale. La mia formazione preferita delle Destiny resta quella 'finale', che poi è stata anche quella del loro grande successo, ossia composta da, assieme a Beyoncé, Kelly Rowland e Michelle Williams (quest'ultima, non so ancora spiegarmi perché, la mia preferita all'epoca). Il grandissimo successo arriva con il disco del 2001, Survivor, dal quale viene estratto come singolo l'omonima title track che diviene un tormentone di quell'estate. Iconico resterà per sempre l'indimenticabile video diretto da Darren Grant, in cui le tre ragazze approdano come naufraghe su un'isola deserta.



Ma a me, che le cose troppo commerciali e i grandi successi in realtà da sempre non sono mai piaciuti, di quel loro progetto discografico ho più amato altri singoli, come Independent Women Part I (colonna sonora del cult Charlie's Angels, VHS da me praticamente consumata all'epoca), Emotion e soprattutto la ganzissima Bootylicious.

Questo brano, che univa l'R&B classico delle Destiny's a sfumature più dance-Pop, mi faceva letteralmente impazzire. Le tre ragazze mi sembravano così forti, sicure di sé, carismatiche e talentuose, che per me, che già iniziavo a coltivare una vena fortemente femminista, era davvero impossibile non amarle! L'anno successivo si avviava la carriera solista di Beyoncé, che negli ultimi anni era stata sicuramente la stella polare del trio e la più amata da critica e fan. Il mio amore per Miss Knowles non è stato immediato. Inizialmente la trovavo esageratamente spocchiosa ed egocentrica. Non sopportavo proprio l'idea che solo lei dovesse avere successo come solista e tentavo in tutti i modi di seguire parallelamente le carriere singole anche di Kelly e Michelle, che reputavo altrettanto dotate.

Il primo disco di Beyoncé esplode con il successone Crazy In Love, uno di quei brani che tutti conoscono e che continua ancora oggi a far ballare milioni di persone nei club di tutto il mondo.

Era impossibile non amare questa hit (collaborazione con Jay-Z, che nel 2008 sposerà Bey), la si sentiva davvero ovunque, ed era uno di quei pezzi che, seppur tendenzialmente commerciali, riuscivano ad ottenere il consenso e l'approvazione anche di chi in quegli anni ascoltava tutt'altro (per intenderci, era il periodo d'oro del rock targato Evanescence e Linkin Park).

Dal primo disco di Beyoncé, chiamato Dangerously In Love, vengono estratti quattro singoli, uno più tormentone dell'altro. Ricordo che iniziavo a frequentare le prime discoteche proprio in quel periodo ed i suoi pezzi non mancavano mai sulla pista. Tutti tra i miei amici amavano Beyoncé, ed io, per quanto non ne fossi ancora follemente innamorato, non potevo non ascoltare in loop le hit Baby Boy con Sean Paul (ai tempi star rivelazione), Naughty Girl (con quel suo meraviglioso e sensualissimo video) e l'indimenticabile Me, Myself And I, tra tutte le sue prime canzoni in assoluto la mia preferita!


Gli anni che seguono hanno fatto un po' tentennare il mio interesse non solo verso Beyoncé, ma in generale verso tutto il genere musicale che rappresentava. A parte la piccola parentesi di apprezzamento verso il singolo Irreplaceable del 2006 (estratto dal suo secondo disco di inediti, B'Day), e l'appena precedente reunion con le Destiny's, trainata dal successo di Lose My Breath, di questa ragazza iniziava a non mi importarmene più nulla, anzi, ero anche convinto che sarebbe stata, come tante altre in quegli anni, un fenomeno momentaneo che nel tempo avrebbe perso di spessore. Allo stesso modo, anche la carriera d'attrice di Beyoncé non aveva da subito attirato le mie attenzioni. Il pluripremiato Dreamgirls, per il quale resta celebre il singolo Listen, al momento della sua uscita mi aveva infatti lasciato del tutto indifferente.


Il mio interesse per Bey riaffiora inaspettatamente nel 2008, con l'uscita del suo terzo disco I Am...Sasha Fierce. Questo 'doppio' album mostra sin da subito, con l'uscita della stupenda If I Were A Boy, un lato più intimo e profondo di Beyoncé. Lo stesso disco infatti è diviso in modo da contenere, in una prima parte, i brani più melodici, le cosiddette ballad, che mettono in risalto le eccelse doti vocali della cantante, e invece, in una seconda parte, i pezzi più ritmati e pop. Tra questi ultimi spicca su tutti Single Ladies (Put A Ring On It), destinato a diventare un'altra gemma miliare non solo della carriera di Queen B, ma di tutta la musica POP degli ultimi anni. A me però è la Beyoncé più malinconica che in questo disco incanta. Pezzi come Disappear, Broken-Hearted Girl e Ave Maria sono tutt'ora tra quelli che più ascolto nella sua discografia. Ma in assoluto, il vero capolavoro dell'album, quello che a primo ascolto (e ricordo ancora dov'ero in quel momento) mi ha lasciato con i brividi sulla pelle e i lacrimoni agli occhi, è l'immensa e ormai conosciutissima ballad Halo!

L'era Sasha Fierce è stata davvero ricca di premi e soddisfazioni per Beyoncé, che dimostra così quindi di non essere solo un fenomeno di passaggio, ma di aver preso ormai un posto ufficiale di diritto nel panorama delle più grandi interpreti femminili esistenti. Video musicali sempre più iconici (tra i quali quello di Telephone in duetto con Lady Gaga), una vita famigliare da sogno, imprenditrice di successo, icona di stile, attivista e filantropa...Beyoncé incarna totalmente il ruolo di 'regina' dell'r&b. Queen B è ormai 'queen' non solo per i suoi fan più accanati, ma anche per il grande pubblico.

Il disco che segue, 4, forse a causa delle alte aspettative conseguenti all'altissima qualità del precedente lavoro in studio, non riesce a lasciare in me un segno molto indelebile. Seppur adorando il come back con Run The World (Girls), brano uptempo che preferisco alla più conosciuta Single Ladies, il resto del disco per me resta trascurabile. Unico momento topico di quest'era è stata l'esibizione ai VMA's del 2011, dove con una stupenda performance di Love On Top, Beyoncé annuncia di essere incinta della sua primogenita Blue Ivy. In assoluto resta per me la performance più iconica della sua carriera!



Nel Dicembre del 2013 l'artista pubblica il suo quinto disco, intitolato semplicemente Beyoncé, in assoluto per me il suo lavoro più bello, quello che ho consumato di ascolti, di cui amo ogni singola traccia e che reputo il punto più alto della sua carriera artistica. I am...Sasha Fierce mi aveva avvicinato definitivamente a Queen B, ma è solo con Beyoncé del 2013 che ho iniziato a definirmi ufficialmente un suo grande fan e a stimare questa grande donna per la sua genialità. Il disco in realtà è un visual album, ossia un classico cd musicale con 14 inediti, accompagnato da un progetto video, un DVD inserito nella copia fisica dell'album, per il quale ad ogni brano musicale corrisponde un rispettivo videoclip. Era per me la primissima volta in cui avevo a che fare con un progetto così ambizioso e, da amante di tutto quello che è il lato visual del mondo musicale, il fatto di poter avere per ogni singolo brano un riferimento visivo, è stato godimento puro. La qualità della produzione, che si eleva dai canonici suoni pop/r&b alla quale ci aveva finora abituato, e che si presta a sonorità più alternative, meno immediate e commerciali, ma ricercatissime nei testi e nella strumentazione, combinata con l'altissima qualità anche del visual disco, con video musicali che sono vere e proprie quattordici opere d'arte, creano un lavoro PERFETTO in ogni sua singola sfumatura. Non c'è davvero nulla che non vada in questo lavoro di Beyoncé, ed è proprio questo progetto a segnare a mio parere un punto di rottura con il passato: da artista facilmente inquadrabile in tutto ciò che è mainstream e popolare, la nuova Miss Carter inizia a concepire se stessa e la propria arte come qualcosa di più concettuale e sofisticato, straripando dai confini legati al ruolo di semplice 'popstar'. Beyoncé si eleva letteralmente sopra tutto quello che di pop si ascoltava in radio in quegli anni e si avvicina all'Olimpo dei grandi compositori, di quegli artisti ai quali non importa più sfornare hit da primo posto in classifica ma per i quali la continua ricerca, evoluzione e sperimentazione nella musica, sono princìpi fondamentali. Difficile poter scegliere un brano che più rappresenta questa nuova Beyoncé. L'unico pezzo più conosciuto di quest'era resta forse Drunk In Love, ancora in duetto col marito Jay-Z ed ideale seguito di Crazy In Love. Per dare una sintesi di tutti gli elementi musicali e visivi di questo disco scelgo Haunted come emblema, ma davvero, questo visual album andrebbe visto solamente per intero per comprenderne la magnificenza.


L'idea del visual album viene ripetuta con il successivo disco, Lemonade, che a mio parere, seppur con diversi picchi, non riesce a replicare la bellezza del suo predecessore. Nonostante ciò, ormai Beyoncé era entrata nella cerchia dei miei artisti preferiti, e quindi, per forza di cose, tutto quel che è seguito al 2013 è stato per me colonna sonora di vita. Da Lemonade, tra i miei pezzi preferiti in assoluto, c'è da segnalare il singolo di traino Formation, vero e proprio inno per la comunità black statunitense, di cui Beyoncé diviene ambasciatrice, accompagnato da un videoclip spettacolare che, tra il 2016 ed il 2017, viene decretato Video Of The Year sia ai Grammy che agli MTV Video Music Awards.


Lemonade è ufficialmente l'ultimo disco in studio di inediti di Beyoncé. Tuttavia nel 2019 esce The Lion King: The Gift, un abum che, seppur con tracce inedite, in realtà fa da colonna sonora al live action Disney Il Re Leone, per il quale Beyoncé presta la sua voce al personaggio di Nala. Anche per quest'ultimo progetto discografico Queen B decide di realizzare un visual album, chiamato Black Is King, questa volta molto più vicino ad un vero e proprio film musicale che ad una semplice raccolta di videoclip. Ancora una volta il risultato è sorprendente. Tuttavia, quello che Beyoncé sembra guadagnare sempre più in termini di qualità e sperimentazione sia musicale che visiva, d'altra parte inizia a perdere sul versante del successo commerciale. I singoli estratti dalla colonna sonora del Re Leone, ma anche gran parte di quelli di Lemonade, hanno faticato infatti a scalare le classifiche, passando totalmente inosservati al grande pubblico, soprattutto a quello europeo. Nonostante ciò, sono personalmente felice del fatto che Bey abbia messo da parte negli ultimi anni il suo lato più pop per cimentarsi in qualcosa di più alternativo, mostrando, perlomeno a chi con la musica vuole non fermarsi alla superficie delle cose, una versatilità pazzesca, non solo vocale come da sempre risaputo, ma anche in termini di produzione e in qualità di musicista. In attesa di scoprire cosa la nostra QUEEN abbia in serbo per il futuro, spero che questo mio personale viaggio nella sua carriera, ripercorrendo quelli che per me sono stati i momenti di maggiore vicinanza a questa grande artista, vi abbia fatto scoprire o semplicemente rivivere pezzi di storia di musica contemporanea che per gli amanti della musica è sempre bene portare nel proprio bagaglio culturale.

"I don't feel like I have to please anyone. I feel free. I feel like I'm an adult. I'm grown. I can do what I want. I can say what I want. I can retire if I want. That's why I've worked hard."


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