top of page
  • Immagine del redattoreDavide

American Horror Story | I 'pro' e i 'contro' di tutte le sue 9 stagioni

Aggiornamento: 12 apr 2020



Nel 2011 Ryan Murphy e Brad Falchuk danno vita ad un progetto a tratti rivoluzionario per il mondo delle 'serie TV', quello di creare una serie 'antologica' di genere horror. Fino ad allora, infatti, le più grandi e pluri-premiate serie televisive americane erano state impostate sullo schema classico secondo cui: ad ogni 'stagione' ne segue un'altra che continua la trama della precedente.

Una serie antologica, invece, prevede che ogni season debba raccontare una storia a sé, con un suo inizio, un suo svolgimento, una sua conclusione e, sopratutto, un suo peculiare cast. Murphy e Falchuk di certo non hanno il merito di aver inventato questo format, che infatti era molto diffuso tra la fine degli anni 40 e gli inizi dei 60, ma hanno sicuramente avuto il coraggio di averlo fatto tornare in auge nell'ultimo decennio. Dopo AHS, infatti, una sfilza infinita di miniserie antologiche hanno iniziato a proliferare, diventando poi di fatto tre i lavori più ben accolti dalla critica televisiva. American Horror Story in ogni sua stagione racconta una storia di genere horror con tutte le sue varie sfaccettature, che vanno dal mistery al thriller. Spesso le trame fanno riferimento ad avvenimenti storici realmente accaduti, perlopiù 'americani', sceneggiando il tutto in un mix efficace di romanzato e realtà. Gli attori che compongono il cast di una singola stagione spesso tornano anche nelle successive, ricoprendo perlopiù nuovi ruoli, salvo preziose eccezioni: non di rado, infatti, ci capiterà, con un meccanismo di collegamenti tra le varie season, di vedere membri del 'vecchio' cast reinterpretare lo stesso personaggio più volte. Il 2020 segna il decimo anniversario di questa fortunatissima serie televisiva che negli anni, tra i tanti riconoscimenti ricevuti, conta anche due Golden Globe e ben sedici Emmy Awards. Per la prossima stagione quindi, con spirito celebrativo, gli autori hanno deciso di richiamare nel cast gli attori interpreti dei ruoli più iconici e più amati dai fan nei precedenti nove capitoli. Tra alti e bassi nella qualità e nelle idee, ho deciso in questo articolo di analizzare i 'pro' e i 'contro' di tutte le nove stagioni di AHS, così da poter sia fare una sorta di recap per i suoi seguaci, e sia incuriosire chi ancora è estraneo a questo suo misterioso mondo.


Stagione 1: Murder House


  • Trama: Los Angeles, 2011, i coniugi Vivien e Ben Harmon, con la loro adolescente figlia Violet, decidono di trasferirsi dalla piovosa Boston nella soleggiata California, con l'intento di scrivere un nuovo capitolo della loro vita coniugale, messa di recente a soqquadro da spiacevoli e sfortunati episodi. L'occasione giunge con l'acquisto di una bellissima dimora vittoriana, costruita nel 1922, e sita al 1120 di Wechester Place, LA. Quello che però doveva essere per gli Harmon un'occasione di rinascita, si rivelerà ben presto l'inizio di un vero e proprio incubo. La casa è in realtà un luogo oscuro, dove il 'male', nella sua forma più astratta, ha preso vita a seguito di terribili vicende accadutevi proprio dal 1922 in poi. A terrorizzare la vita dei tre nuovi inquilini, oltre ad oscure 'presenze' che si paleseranno sin dall'inizio della loro permanenza, ci sarà anche un'invadente vicina, la Sig.ra Constance Langdon, che si scoprirà da subito molto più legata alla misteriosa abitazione di quanto gli Harmon credano.

  • Pro: La stagione pone le basi per quelle che saranno delle regole costanti nel mondo di AHS, in particolar modo per quel che riguarda il rapporto tra il mondo reale e quello paranormale. Per questo è fondamentale seguire e capirne le dinamiche centrali. È per antonomasia 'la stagione' migliore dell'intera saga, merito di una avvincente ed incalzante storyline che lascia poco spazio a momenti filler o a diramazioni nella trama fini a sé stesse. Il livello recitativo è tra l'altro altissimo, primeggiano su tutti Jessica Lange ed Evan Peters, che interpretano rispettivamente la vicina impicciona Constance e il ragazzo ribelle Tate, due tra i personaggi più iconici dell'intera serie.

  • Contro: Le pecche di questa stagione sono davvero poche. Tutto scorre in modo lineare, senza forzature o buchi nella sceneggiatura o nella psiche dei personaggi. L'assetto che la stagione mantiene è quello del classico film horror americano, questo per forza di cose affascina ed incanta gli amanti del genere poiché vedranno, per la prima volta sul piccolo schermo, un prodotto di qualità pari a quello dei grandi classici cinematografici dell'orrore. Forse l'unico neo risiede proprio nel pilot, non perché annoi, ma semplicemente poiché ad una visione poco attenta può sembrare aprire troppi punti di domanda apparentemente slegati tra loro, cosa che resta, per l'appunto, solo un'impressione iniziale. Trattandosi di una miniserie, infatti, già dal secondo episodio tutto quel che sembrava indecifrabile nel primo inizierà a svelarsi pian piano, dando una logica ed un senso al tutto.


Stagione 2: Asylum


  • Trama: Il Briarcliff è un manicomio del Massachusetts diretto dall'austera Suor Jude e da altri loschi individui legati al mondo cattolico e a quello delle sperimentazioni umane di strumenti psicoterapeutici aggressivi e contrari alla dignità umana. Regno dunque di violenze, soprusi e terribili esperimenti su pazienti-cavie, molti dei quali ingiustamente internati, il manicomio nel 1964 è il luogo di detenzione del serial killer Kit Walker, comunemente conosciuto come Bloody Face. La reporter Lana Winters, convinta dell'innocenza di Walker, che sostiene irremovibilmente di essere stato incastrato per gli omicidi attribuitigli, decide di recarsi nell'ospedale psichiatrico per svolgere dall'interno indagini private e poter rivelare al resto della società gli orrori delle terapie riparative lì effettuate. La missione della Sig.na Winters, tuttavia, si rivelerà più pericolosa del previsto e, da eroina portavoce della realtà deviata del Briarcliff, si ritroverà ben presto essa stessa vittima e cavia delle atrocità perpetrate in questo orribile luogo.

  • Pro: È tra tutte la mia stagione preferita, quindi, come ogni cosa che si ama visceralmente, è difficile, dettati dalla passione, far chiarezza ed elencare quali sono lucidamente i motivi di tanta predilezione. Sicuramente quel che di più affascinante c'è in Asylum è sicuramente la sua ambientazione: il Briarcliff è infatti un luogo angosciante, tenebroso, che quasi opprime il telespettatore con le sue mure e le sue 'celle' ombrose. A questa atmosfera soffocante, che è un po' il riflesso della condizione di pazzia che aleggia nelle menti di chi vive rinchiuso in un ospedale psichiatrico, luogo in grado di tramutare in 'folle' anche la psiche più solida, si mescola a sua volta un'aria bizzarra che sfocia quasi nel grottesco. 'Sopra le righe' è sicuramente il personaggio di Suor Mary Eunice, interpretato dalla talentuosa Lily Rabe, braccio destro della severissima direttrice Suor June, un altro iconico ruolo della già super lodata nella prima stagione Jessica Lange. Proprio quest'ultima sarà la protagonista di alcune topiche scene memorabilmente 'pop', tra cui una onirica interpretazione della hit anni 60 'The Name Game' di Shirley Ellis, che vanno a confermare la versatilità della Lange nello spaziare dal 'drama' alla 'comedy' con la naturalezza che solo le grandi attrici hanno. Infine, non si può dimenticare che questa è la stagione che ha lanciato e consacrato Sarah Paulson nell'Olimpo delle star più amate e 'sfruttate' da Ryan Murphy in tutti i suoi progetti legati al mondo di AHS e non solo. La Lana Winters interpreta dalla Paulson è il suo personaggio più riuscito nelle 8 stagioni della serie a cui l'attrice prenderà parte. È l'eroina per antonomasia, la voce della verità contro ogni forma di abuso, la sopravvissuta, la testimone, la cosiddetta 'final girl' che ogni film horror di un certo calibro deve assolutamente avere.

  • Contro: A differenza della prima stagione gli autori tentano di sviluppare diversi sotto-filoni narrativi che si snodano da quello principale, per raccontare, in quella che è sostanzialmente una mini-serie, più trame. Questa è una delle pecche più grandi che i fan riscontrano in tutta la saga AHS e che, in Asylum per la prima volta, ha modo di emergere. Seppur in maniera meno marcata di quanto accadrà nelle successive stagioni, certe 'storyline' minori, in particolar modo quella legata alla tematica 'alieni/ufo/extraterrestri', stridono con quella che è la trama centrale, sia per atmosfere che per nesso logico.




Stagione 3: Coven


  • Trama: A New Orleans, in Louisiana, la prestigiosa 'Accademia Miss Robichaux per ragazze eccezionali' nasconde nelle sue mure una vera e propria scuola per streghe. L'istituto, tuttavia, negli ultimi anni ha perso l'onore ed il prestigio che dal 1790 lo ha sempre contraddistinto, declino di cui colpa è responsabile l'ultima 'Suprema', Fiona Goode. Una Suprema è la strega in vita più potente in un determinato periodo storico, ma come tradizione della Congrega vuole, il suo ruolo di prestigio non dura per sempre. Alla nascita di una nuova ragazza con particolari abilità magiche, tali da poterle consentire di rivestire il ruolo di 'nuova' Suprema, la precedente deve cederle il posto, andando incontro ad un improvviso e celere invecchiamento che conduce alla morte. Siamo nel 2013, ma Fiona Goode, seppur rivesta questo ruolo dal 1971, non ha nessuna intenzione di cedere il suo posto di Strega Suprema a qualcuno, per questo lascia che l'Accademia vada in rovina, senza preoccuparsi di reclutare nuove ragazze con un potenziale tale da poterla sostituire. A supplire alle mancanze della madre, c'è però sua figlia Cordelia, ormai unica e sola insegnante della scuola, che assumendo le giovani Zoe, Madison, Queenie e Nun, è intenzionata a trovare tra queste 'nuove leve' proprio una nuova guida per la Congrega, dando inizio ad un'atroce battaglia contro Fiona, che presto evolverà in una vera e propria guerra interna al mondo della stregoneria.

  • Pro: Questa stagione ha un potenziale 'girl power' immenso. I personaggi principali sono infatti tutti femminili e, per lo più, interpretati da grandissime attrici: alle due grandi star delle precedenti stagioni, Sarah Paulson e Jessica Lange, si affiancano ritorni graditissimi, come Lily Rabe e Frances Conroy (le quali danno conferma del proprio grandissimo talento di cui avevamo già avuto un assaggio in 'Murder House' e 'Asylum'), e due importanti nuove reclute per il cast diAHS, cioè Kathy Bates ed Angela Bassett. I personaggi in realtà sono tutti scritti e caratterizzati benissimo, persino quelli interpretati dalle attrici più giovani nei ruoli delle 'nuove' iscritte all'Accademia (Emma Roberts in primis nei panni della 'mean girl' della scuola).

  • Contro: Il problema di questa stagione, deludente se paragonata alle precedenti, è che, se pur avendo un potenziale altissimo a livello di scrittura dei personaggi, si perde poi nella sceneggiatura che, dopo le prime godibili puntate, inizia a fare acqua un po' ovunque. Quella che sembrava essere la trama principale si perde in una serie di sotto-trame, spesso sconnesse tra loro, al punto da lasciare lo spettatore seriamente confuso, con una serie di vuoti narrativi incolmabili. Mentre in 'Asylum' il minestrone di filoni narrativi si era lievemente avvertito, qui sembra invece essere proprio la caratteristica principale della miniserie. Diverte lo spettatore 'medio' (i momenti esilaranti non mancano di certo), ma annoia e fa storcere il naso a chi, con le prime due stagioni, si era innamorato di American Horror Story e, da un plot del genere con 'streghe, faide, incantesimi, e scuole di stregoneria', si aspettava un capolavoro, e invece si è ritrovato totalmente insoddisfatto.



Stagione 4: Freak Show


  • Trama: Jupiter, Florida, 1952, Elsa Mars sogna da sempre un posto tra le grandi dive di Hollywood. Ma mentre il successo fatica ad arrivare, si mantiene da vivere gestendo quello che ai tempi era conosciuto come 'freak show', cioè una sorta di circo in cui far esibire 'fenomeni da baraccone' detti freaks, ossia esseri umani nati con le più strane e rare anomalie e deformità fisiche. Questo tipo di spettacolo, tuttavia, in voga per lo più durante il XIX secolo, a metà 900 aveva iniziato la sua decadenza, dovuta maggiormente alle insurrezioni etiche di una nuova società che, dal secondo dopo guerra sopratutto, mira ad un nuovo liberalismo basato sull'uguaglianza sostanziale di ogni essere umano. Per le gemelle siamesi Bette e Dot, i microcefali Pepper e Saulty, la donna più piccola al mondo Ma Petite, e tutti gli altri 'numeri' del circo, Elsa è una figura a metà tra una tenera madre, imposta nelle loro vita come unico essere umano al mondo in grado di poterli davvero amare, ed un'avida 'padrona e sfruttatrice, disposta a tutto pur di ottenere ricchezza e fama col suo decadente circo, anche a sacrificare la vita dei suoi freaks. Sbeffeggiati ed insultati continuamente dalla polizia locale, i 'mostri' di Elsa Mars, come tutta la comunità di Jupiter, ben presto si ritroveranno faccia a faccia con il vero 'orrore', cioè il serial killer Twisty e i suoi efferati omicidi.

  • Pro: Il cast di questa stagione è fenomenale. Gli attori scelti per interpretare i freaks sono perlopiù persone con reali disabilità e deformità, in grado, con le loro storie, di sollevare moltissimi interrogativi morali sugli orrori che chi come loro han dovuto subire per secoli, da sempre etichettati come mostri quando poi la realtà dimostra che la vera 'mostruosità' non è estetica, ma giace nel profondo dell'animo umano. Nel cast principale, nel ruolo di Elsa Mars, abbiamo ancora una volta Jessica Lange, la quale dopo Freak Show dirà definitivamente addio al progetto AHS, per riapparire soltanto come 'guest' in una (non svelo ancora quale) futura stagione. L'addio della Lange è contraddistinto da due scene memorabili in cui la sua Elsa si esibisce divinamente sulle note di 'Gods and Mosters' di Lana del Rey e 'Life On Mars' di David Bowie. Degna di nota è la scelta degli autori di collegare per la prima volta una nuova stagione di AHS con una precedente: in Freak Show troviamo infatti, tra i fenomeni da baraccone del circo, Pepper, una donna microcefala che avevamo già conosciuto in 'Asylum' come una delle ricoverate psichiatriche del Briarcliff. D'ora in avanti Murphy utilizzerà quasi sempre questa tecnica stilistica di collegamento tra stagioni, confermando l'idea di una saga raccontata in un unico 'universo', con storie diverse per spazio e luogo, ma che, qualche volta, possono anche intrecciarsi.

  • Contro: La trama di questa stagione è un no-sense continuo. In realtà non esiste una vera e propria 'unica' trama, la vicenda del serial killer Twisty sarà infatti solo l'incipit che metterà in moto una serie di storyline parallele che si mescolano tra loro confondendo ed annoiando, un po' come era già accaduto in 'Coven'. Questo rende Freak Show per me la peggior stagione di AHS, senza ombra di dubbio. Al caos creato con la sceneggiatura si affiancano una Lange che stanca, ormai chiusa in ruoli che rappresentano ripetitivamente un unico cliché caratteriale, e una Sarah Paulson, una Kathy Bates ed un Evan Peters a livelli recitativi decisamente più bassi se paragonati alle precedenti performance.




Stagione 5: Hotel


  • Trama: A Los Angeles, in California, l'Hotel Cortez è un luogo arcano e oscuro di proprietà della misteriosa Elizabeth Johnson, conosciuta come 'La Contessa', e gestito da due bizzarri personaggi, la scorbutica Iris e la transessuale Liz Taylor. Costruito tra il 1925 ed il 1926 dal sadico serial killer James Patrick March, come luogo di tortura e segregazione per le sue vittime, anche dopo la morte dello stesso March attorno al Cortez continuano ad orbitare strane e misteriose sparizioni. È per questo che il detective John Lowe, nel 2015, alla caccia dell'efferato omicida seriale, detto il 'Killer dei Dieci Comandamenti', arriva a condurre le sue indagine proprio nello strano hotel. Qui Lowe scoprirà che l'edificio non è solo il luogo di vecchie e tristi pagine di cronaca nera, ma che una forza sovrannaturale sembra realmente 'vivere' al suo interno: abitato infatti da diverse entità paranormali ed immortali, l'Hotel Cortez si rivelerà presto per il detective Lowe il luogo più vicino all'inferno che egli abbia mai conosciuto.

  • Pro: La grande bella novità di questa stagione è aver avuto Lady Gaga nel cast principale. La Contessa è un personaggio che gli autori sono riusciti a cucirle addosso alla perfezione, un concentrato di fascino, glamour ed avvenenza nel senso meno canonico del termine: la bellezza di Gaga è infatti inedita, è quasi capovolta rispetto ai canoni di perfezione estetica a cui siamo abituati, i suoi lineamenti marcati, il naso pronunciato, il candore della sua pelle e la sua attitudine quasi 'mostruosa', danno a questa mostruosità una nozione carica di erotismo e fascino, sulla falsariga di un personaggio di Bram Stoker. C'è in realtà in tutta la scenografia un'attenzione quasi maniacale al dettaglio, è tutto esteticamente tetro e glam allo stesso momento, dall'arredamento del Cortez alla splendida personalità di Liz Taylor, interpretata magistralmente da Denis O'Hare, con un lieve rimando agli anni '70, quasi a sottolineare l'immortalità nel tempo dell'ambientazione centrale.

  • Contro: Anche questa volta la trama è un 'casino' assurdo. Non c'è una vera e propria storyline, ma un intreccio forzato di tanti filoni narrativi diversi, a cui nell'epilogo si tenta di dare invano coesione. Lady Gaga con Hotel ha vinto il Golden Globe come miglior attrice per una miniserie, premio a mio parere però non pienamente meritato. Ho apprezzato la sua capacità di reggere la scena, nonostante fosse la sua prima vera e propria esperienza recitativa, ma il personaggio interpretato non richiedeva grandi sforzi attoriali, e la linea di confine tra la Contessa e la 'Mother Monster' (appellativo con cui la popstar è riconosciuta dai suoi fan) è molto labile e spesso sovrapposto. Sottotono anche tutto il resto del cast, eccezione fatta, come già accennato, per O'Hare.




Stagione 6: Roanoke


  • Trama: Nel 2015 la serie 'My Roanoke Nightmare' di Sidney Aaron James riscuote un grandissimo successo televisivo, diventando il programma più visto dell'anno. Questa racconta la vera storia dei coniugi Shelby e Matt Miller, sopravvissuti il precedente anno ad un tentato massacro avvenuto nella loro nuova residenza, un'antico edificio coloniale nei boschi del North Carolina. Per produrre la serie, James ha usato lo stile della docu-fiction, utilizzando fuoricampo le voci narranti dei 'veri' Miller, ma portando in scena, sul luogo reale dei fatti, attori in carne ed ossa per interpretare proprio i ruoli di Matt, Shelby e di tutti gli altri protagonisti di questa triste vicenda. Quel che però gli spettatori, i produttori e gli stessi attori della serie non sanno, è che il racconto dei coniugi Miller è in realtà più reale di quel che credono: i colpevoli infatti della tentata carneficina non sono stati i contadini locali, come tutti pensano, ma misteriose entità, capeggiate dal fantasma di una donna che si fa chiamare 'La Macellaia', legate alla famosa sparizione dei 'coloni di Roanoke' avvenuta misteriosamente nel XVI secolo.

  • Pro: La scelta di raccontare la trama utilizzando lo stile del documentario è una 'genialata'. In questo modo il confine tra quel che è reale e quel che è recitato dagli attori di 'My Roanoke Nightmare' quasi non esiste, e noi spettatori solo dopo una serie di episodi riusciremo a capire cosa è accaduto realmente a Matt e Shelby e cosa è invece romanzato. Inoltre, dopo tre ultime stagioni con molteplici e confusi plot narrativi, con Roanoke torniamo ad avere una miniserie antologica con un'unica storyline, senza sotto-trame che sanno di 'filler'. Kathy Bates, grandissima attrice che molti di noi conoscono per essere stata la protagonista del cult anni '90 'Misery Non Deve Morire', nei ruoli 'da cattiva' è sempre perfetta: qui interpreta proprio 'La Macellaia' dando vita ad uno dei suoi personaggi più riusciti nell'universo AHS. Infine, più che generalmente 'horror', Roanoke è inquadrabile nel sottogenere 'splatter', perciò per gli amanti di questa corrente cinematografica è davvero il massimo.

  • Contro: Sono davvero pochissime le cose che non vanno in questa stagione. Forse avrei voluto un po' più approfondita la storia della strega Scàthach, personaggio qui interpretato da Lady Gaga, caratterizzato in modo diametralmente opposto alla Contessa di Hotel e quindi con un'interpretazione della popstar/attrice molto più interessante, proprio perché più complessa rispetto alla sua 'natura'.




Stagione 7: Cult


  • Trama: È la notte dell'8 Novembre 2016 e, negli Stati Uniti, Donald Trump viene eletto come nuovo Presidente. Ally Mayfair-Richards e sua moglie Ivy seguono in tv il risultato delle elezioni con grandissimo sgomento e terrore a causa dalla politica di stampo anti omo-genitoriale di Trump, temendo in particolar modo per la propria posizione sociale e giuridica di genitori omosessuali del piccolo Oz. Ally in particolar modo, assalita da un'improvvisa paura per le sorti del proprio Paese, inizia a soffrire di paranoie e debilitanti fobie (nello specifico di 'coulrofobia', ossia paura dei clown), e per questo inizia un percorso di psico-terapia per evitare che il suo problema possa diventare causa di crisi del suo matrimonio. Parallelamente, sempre a Brookfield Heights, Michigan, comune di residenza delle coniugi Mayfair-Richard, il giovane Kai Anderson, euforico per la vittoria del nuovo Presidente, tenta la strada per l'elezione a consigliere comunale nella sua zona, facendo della 'paura' l'argomento principale della sua campagna elettorale. Davanti alle derisioni e agli scontri con i suoi concittadini, tra cui anche Ally, Kai, desideroso di arrivismo e riscatto, mette su una vera e propria 'setta' di esaltati che fanno della violenza l'unica via per 'ripulire' gli Stati Uniti, dando il via ad una delirante carneficina contro i suoi oppositori.

  • Pro: Mi è piaciuta la scelta degli autori di eliminare ogni elemento 'paranormale' dalla trama, rendendo Cult un classico del genere 'thriller-psicologico'. Inoltre è senza ombra di dubbio la stagione più attuale di AHS: oltre infatti a parlare di avvenimenti politici verificatisi negli States proprio durante la sua messa in onda, la miniserie tocca delle tematiche sociali molto sentite e discusse anche oltreoceano. L'ascesa al potere di Trump ha effettivamente rivoluzionato lo stile di vita americano (e non solo), vedendo sempre più crescenti episodi di omofobia, xenofobia, violenza e utilizzo domestico di armi come forma di difesa personale. È la politica della paura, che in un certo qual modo negli USA va avanti dal 11 Settembre 2001, ad essere qui analizzata, fino a denunciarne i suoi effetti collaterali più estremi. Magnifico Evan Peters sia per aver recitato nel ruolo di Kai, il personaggio sicuramente più complesso da lui messo in scena in tutta l'intera saga, sia per aver interpretato, sempre in questa stessa stagione, altri 'sei' ruoli di figure storiche note perlopiù nella cultura americana.

  • Contro: È una stagione che mi è piaciuta molto, per questo davvero non riesco a trovare moltissimi difetti. Tra le poche cose che mi hanno fatto un po' storcere il naso c'è il collegamento, a volte davvero forzato, tra il plot centrale ed alcuni vecchi episodi storici americani, come l'omicidio di Andy Wharol o l'eccidio di Cielo Drive cui colpevoli furono i membri della 'famiglia Manson', che hanno avuto più l'effetto di virtuosismi autoriali che di vere e proprie esigenze narrative.




Stagione 8: Apocalypse


  • Trama: 2020, l'intera Terra è devastata da una serie di esplosioni nucleari che ne decimano la popolazione. Solo le persone più ricche e quelle con un patrimonio genetico 'speciale' hanno la possibilità di sopravvivere all'estinzione dell'umanità, avendo accesso ad una serie di bunker sotterranei sparsi per il mondo e fatti costruire appositamente per fronteggiare la venuta della fine del mondo. Tra questi c'è l'Avamposto 3, dove la vita dei pochi sopravvissuti si svolge con difficoltà e dissapori sotto il regime imposto dalla direttrice Wilhemina Venable, membro di una misteriosa organizzazione conosciuta come la 'Cooperativa'. La situazione nel bunker viene scossa all'improvviso dall'arrivo del misterioso Michael Langdon, che si presenta come ideatore e proprietario dell'intera Cooperativa. Da subito gli abitanti dell'avamposto iniziano a nutrire dubbi sull'identità di Langdon e ad avvertire strane energie oscure attorno alla sua figura. La diffidenza dei sopravvissuti si rivelerà ben presto più che veritiera, quando si scoprirà che dietro la fantomatica Cooperazione si nasconde in realtà un'organizzazione satanista che attende da secoli la venuta in Terra dell'Anticristo per l'avverarsi della più oscura delle premonizioni: l'Apocalisse.

  • Pro: La stagione è un vero e proprio spin-off di due precedenti capitoli del mondo di AHS: 'Murder House' e 'Coven'. In particolar modo il personaggio di Michael Langdon, interpretato da un eccelso Cody Fern, in grado di dare alla sua interpretazione quel giusto tocco androgino che ben si cuce con l'enigmaticità del soggetto, proviene esattamente dal finale della prima stagione. Da Coven, invece, ritornano tutte le streghe dell'Accademia Robichaux, riprendendo quindi le rispettive singole storie personali dal punto in cui le avevamo lasciate. Ho già detto quanto le streghe di Coven fossero personaggi magnifici ma sfruttati malissimo in quel capitolo. È proprio grazie ad Apocalypse, però, che tutte loro trovano il riscatto evolutivo di cui 'ai tempi' avevano bisogno. A fare il loro ritorno non saranno tuttavia solo questi vecchi volti noti, ma avremo modo di rivedere alcune delle più 'iconiche' ambientazioni a loro legate nei precedenti archi narrativi di AHS. Tra le tante novità c'è anche la ricomparsa nell'universo di Murphy/Falchuk, seppur solo come 'guest star', di Jessica Lange, che darà una degna conclusione ad un suo personaggio già interpretato nelle scorse stagioni e tra i più amati dai fan della serie. Bello ed accattivante anche l'escamotage narrativo 'al contrario': la storia è infatti raccontata partendo dal suo 'epilogo', seguendo poi, con un lunghissimo flashback, la scoperta del 'come' ci si è arrivati a quell'epilogo, a tracciare un cerchio lineare che non pecca di grandi forzature e buchi nella trama.

  • Contro: La stagione funziona molto bene, toccando livelli alti tanto quanto quelli delle prime due, specie nei suoi episodi centrali. Ho trovato infatti le primissime ed ultime puntate scorrere ad un ritmo inappropriato: le prime in modo troppo lento (si inizierà a capire il 'senso' della trama solo dopo la 08x03), e le ultime, il finale specialmente, in modo troppo frettoloso. Non interi episodi, ma parti importanti di essi, inoltre hanno avuto l'effetto 'filler', risultando ancora una volta virtuosismi inutili più che blocchi narrativi importanti per la trama principale, di per sé già molto ricca di situazioni e storyline da dispiegare e sciogliere, specie nei collegamenti temporali con le vecchie stagioni.




Stagione 9: 1984


  • Trama: È l'estate del 1984 e cinque amici, per sfuggire al caldo e alla noia della città, decidono di trascorrere le vacanze lavorando come 'capo-gruppi' in un campo estivo proprio fuori Los Angeles. Arrivati al Camp Redwood, pronti per iniziare il nuovo lavoro, i ragazzi verranno a conoscenza, dai racconti della proprietaria Margaret Booth, dell'orribile eccidio qui consumatosi nel 1970 e di cui la stessa Margaret è l'unica sopravissuta. Colpevole del massacro era stato l'ex inserviente del campo, Benjamin Ritcher, conosciuto nellepagine di cronaca nera come l'omicida Mr. Jingles, ed attualmente in custodia presso il manicomio Red Meadows. La notte prima dell'arrivo dei primi ospiti al campo estivo, una serie di strani episodi farà pensare a tutto lo saff del Redwood che Mr. Jingles sia tornato per portare a termine la follia omicida non conclusa 14 anni prima con la sopravvivenza di Margaret.

  • Pro: Anche questa stagione è inquadrabile in un sottogenere preciso dell'universo horror, ossia nello slasher. Questo genere si caratterizza per la presenza fissa di un serial killer che, spesso mascherato, terrorizza un gruppo di giovani, utilizzando prevalentemente armi da taglio. È' un filone cinematografico che ha avuto il suo più grande successo proprio negli anni 80, grazie a saghe come Venerdì 13 o Halloween, alle quali la stessa '1984' è ispirata. L'omaggio a questi grandi cult si vede e si apprezza, assieme anche a tutta la precisione nel curare ogni singolo dettaglio, sia estetico nei look dei protagonisti e sia musicale nella scelta della colonna sonora, facendoci rivivere per davvero un decennio che, a distanza di trent'anni, ancora affascina ed influenza il settore delle serie televisive (pensiamo ad esempio al grande successo di lavori come Stranger Things o Pose).

  • Contro: Lo sviluppo della vicenda è così prevedibile da minimizzare del tutto l'effetto suspense. Non so se il tutto sia voluto, quasi a 'scimmiottare' la banalità delle trame che accompagnavano i film slasher anni 80, resta che, a somme tirate, la mancanza di colpi di scena strappa non pochi sbadigli allo spettatore. Avrei inoltre fatto volentieri a meno di inserire anche qui elementi paranormali, lasciando il tutto in un contesto completamente reale, proprio come lo erano gli iconici Michael Myers e Jason Voorhees. Infine, si avverte nel cast la mancanza di grandi nomi tra gli attori, è la prima volta infatti che sia Evan Peters che Sarah Paulson mancano in una stagione di AHS.






271 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page