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GHETTOLIMPO | IL MITO AL CONTRARIO

Immagine del redattore: StefaniaStefania

Dopo il disco d’esordio “Gioventù bruciata”, Mahmood torna con nuove sonorità in “Ghettolimpo”, album dalle mille sfaccettature; un incontro tra due mondi, quello sardo e arabo. Ad esempio, il muezzin egiziano ripreso nel brano “Ghettolimpo”, ricorda le estati passate lì, con le giornate scandite dal suono delle cinque preghiere; già dal titolo si evince il neologismo tra l’immortalità non appartenente all’uomo e quella particolarità capace di rendere ogni essere umano unico nella propria singolarità.

E’ un immaginario in cui ci sono due anime, dove non esistono dei con poteri soprannaturali, ma umani (mortali) che si avventurano nella vita”: afferma Mahmood.

Ogni traccia nasce da ispirazioni differenti e da contaminazioni del suo passato; origini capaci di rilevarsi come specchi nei quali riflettersi. Non a caso la copertina dell’album richiama proprio uno dei miti preferiti dell’artista: “Narciso”.

Mahmood stesso si definisce un “Narciso democratico”, definizione risalente alla sua gioventù, quando si guardava allo specchio e non si riconosceva; la sua immagine distorta era il timore che avvertiva dentro sé , la paura di allontanarsi dalle proprie origini.

Del mio Narciso è rimasto il sorriso più brutto. Non dimentico il passato, anzi ne sono orgoglioso”: dice il cantante.

Continua affermando che ha sempre vissuto il mito al contrario: a lungo negli anni ha sempre osservato l’immagine riflessa di Alessandro, perdendo l’integrità del proprio “io”; si guardava allo specchio, ma non si rivedeva. Come già espresso, ogni traccia di “Ghettolimpo” evidenzia il velo nostalgico dei propri ricordi, spazia tra pop e rap, rimanda a quella mitologia che lo ha sempre affascinato sin da piccolino, che si divampa e materializza via via durante l’ascolto di tutta la tracklist, suddivisa in livelli quasi fosse un videogioco. Ad esempio il ritornello di “Talata” richiama i numeri dall’1 al 3 in arabo, mentre nella commovente e introspettiva “T’amo” (brano dedicato alla madre) c’è un ritorno alle origini sarde, con l’inserimento delle cornamuse locali (“launeddas”), il coro femminile di Orosei e una parte della tradizione.

Per la prima volta mamma ha pianto per una mia canzone. E anche io fatico a riascoltarla. Nella vita non riesco a dire “ti amo” a nessuno, non vengo da una famiglia tutta baci e abbracci, ma qui ce l’ho fatta”: dichiara il cantante.

Ancora una volta Egitto e Italia, pur sembrando mondi distanti, in realtà riescono a coesistere in egual misura in un unico universo, riuscendo ad abbracciare la personalità dell’artista stesso come possiamo riscontrare nel riferimento ai manga giapponesi in “Inuyasha”, nelle produzioni sonore che ricordano i videogiochi presenti in “Kobra” e “Dorado”, il latin groove in “Talata”e “T’amo”, nel tribalismo elettronico di “Dei” (in cui si rivede bambino mentre sfoglia le pagine di un libro e viaggia con la mente attraverso la mitologia), nel suono liberatorio di “Klan”, ed infine nel cantautorato drammatico, nostalgico ed emozionale presente in “Rapide”.

Immancabile il tocco di Dardust nella produzione; sonorità che lasciano il segno e che permettono ad ogni brano di rivelare la propria unicità; inoltre spiccano pochi ma essenziali feat realizzati, quali quello con Elisa (in “Rubini”), Woodkid (in “Karma”) e Sfera Ebbasta e Feid (in “Dorado”).

Infatti, Mahmood spiega questa scelta: “Ho lavorato con artisti italiani e stranieri, ma non ho utilizzato tutte le featuring, perché avevo tante cose da raccontare e non volevo togliere troppo”.

L’album è un agglomerato di tradizione, originalità e mitologia, capace di proiettare l’ascoltatore in una nuova dimensione acustica, permettendo di viaggiare con la mente; esplorando nuovi mondi alla ricerca del proprio.

Rispetto al primo album “Gioventù bruciata”, si riscontrano, in aggiunta, riferimenti alla tradizione sarda non tralasciando quella araba: un connubio vincente per l’intero disco. Con “Ghettolimpo”, Mahmood in soli pochi anni, riesce ancora una volta a predominare il mercato non solo nazionale, ma internazionale grazie alle sonorità, al groove e alla propria timbrica difficile da riscontrare nel panorama musicale contemporaneo; Mahmood e questo disco si rivelano essere ventata d’aria fresca, quella di cui dopo questo periodo buio, avevamo bisogno!



Se l’aldilà ti può dare speranza

Nessuno sa se il cielo ti darà una tua stanza

Questo mondo cade veloce

Se non dai ciò che la gente vuole

Se dici troppo in una canzone poi finiscono le parole

Ci si fa male da soli su una terrazza

Chiedi un parere perché il tuo non ti basta”



- Ghettolimpo













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