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Hayao Miyazaki - Il cinema universale privo di relativismi


In occasione del ritorno nelle sale dal 1 Luglio sino al 17 Agosto dei capolavori del maestro Hayao Miyazaki, ripercorriamo la poetica che trapela e si nasconde dietro la sua cinematografia. Chi non conosce i cinque classici per eccellenza quali “La città incantata”, “Principessa Mononoke”, “Nausicaa nella valle del vento”, “Porco rosso” e “Il castello errante di Howl” ! Il primo capolavoro che definì Miyazaki “il maestro” fu proprio “La città incantata” presentato da Studio Ghibli nel 2001, nel 2002 il film grazie al grande successo ottenuto vinse “l'Orso D'Oro” al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e fu subito candidato agli “Oscar” nella categoria “Miglior film d'animazione”.

Fu il primo lungometraggio d'animazione ad incantare l'intero pubblico occidentale dopo quello orientale. Ma perché Miyazaki con la sua poetica ha riscosso un tale successo? Il suo ideale di cinema universale si è basato su vari livelli di interpretazione finalizzato alla trasmissione delle stesse riflessioni e sensazioni a spettatori di età e culture diverse, con approcci di mentalità differenti. La sua poetica e le sue metafore sono incentrate sul superamento dei dualismi corpo – anima, emotività – intelletto, spiritualità – raziocinio. Inoltre spiega quanto sia forzata l'idea di una sensibilità legata al cinema dei bambini dimenticata dall'adulto. Le sue idee, il suo immaginario, la sua fantasia e le particolari tecniche audiovisive, cambiarono per sempre la storia del cinema ispirando nuovi autori e mutando la visione sui film d'animazione. Ad esempio ne “La città incantata” la struttura narrativa, i temi e le atmosfere eteree capaci di catapultarti in nuove dimensioni immaginifiche, mostrano il punto di vista di una bambina (Chihiro) di 10 anni immersa in un mondo fantastico e allegorico che porta il nome di un vero parco divertimenti situato a Tokyo, Tochinoki. Un viaggio che condurrà Chihiro in una dimensione spettrale infestata da spiriti e demoni buoni e maligni nella quale si dovrà necessariamente affidare all'aiuto di un misterioso bambino dalla natura non definita, Haku.

La città incantata è l'unico film capace di coniugare perfettamente le nuove tecnologie digitali e le sue tradizionali illustrazioni Manga e Anime giapponesi. Altra parentesi fondamentale dei film di Miyazaki è proprio il rifiuto de “la sceneggiatura di ferro”, ovvero priva di struttura, dominata da una continua improvvisazione e un continuo processo di riscrittura sul set.

“La storia, quando iniziamo a lavorare al film, non è mai pronta e finita. In genere non ho il tempo materiale per questo. La storia si sviluppa quando inizio a disegnare gli storyboard. La produzione inizia immediatamente dopo, mentre gli storyboard continuano il loro sviluppo.”

Miyazaki percepisce i propri film come vere e proprie creature viventi, dotate di una volontà e un'anima propria. Grazie al suo genio, nasce anche la casa di produzione “Studio Ghibli”, diversissima dai soliti standard orientali e occidentali. A tal proposito, non esisterebbero la “Pixar” e la nuova generazione delle serie - film d'animazione che precedentemente erano destinate al pubblico infantile, il tutto contornato dal messaggio universale della sua poetica: “l'idealizzazione delle affinità elettive” (Chihiro e Haku, due bambini di mondi differenti, ma capaci di salvarsi a vicenda superando anche le differenze culturali che li caratterizzano e apparentemente li dividono). Inoltre Toshio Suzuki (co – fondatore dello Studio Ghibli) definisce Miyazaki un autentico femminista, poiché in ogni suo lungometraggio sostiene l'idea della parità tra i generi e l'emancipazione femminile. Infatti possiamo notare che in quasi tutti i suoi capolavori le protagoniste sono tutte eroine (ChihiroLa città incantata, SophieIl castello errante di Howl, La Principessa Mononoke, Nausicaa nella valle del vento).

La parità di generi e l'uguaglianza tra esseri umani combacia con il messaggio pacifista che rompe il confine tra infanzia ed età adulta, tra discriminazione ed odio che alleandosi “ammalano il mondo”. Quest'ultima affermazione si congiunge perfettamente alla tematica ecologista: l'armonia tra anime non può avvenire se non si ferma la distruzione del nostro pianeta, dei nostri panorami naturali. In più tra gli elementi che rendono gli Anime del maestro capolavori unici, sono il linguaggio audiovisivo, la relatività spazio - tempo e l'unione della mitologia del Sol Levante, che pur non essendo conosciuta al mondo occidentale si riesce a comprendere grazie alla sua descrizione ( es. spiriti, demoni nipponici, streghe e draghi della mitologia shintoista). Insomma dall'analisi di tutti i seguenti punti si può evincere il motivo per il quale il successo di Miyazaki sia così meritato, non solo perché ha accompagnato l'infanzia collettiva, ma perché ogni suo capolavoro non smette di essere visionato dal bambino nascosto in ogni adulto.


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