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Jeanne du Barry - La sfavorita di Versailles

Aggiornamento: 4 set 2023

È uscito ieri nei cinema italiani 'Jeanne du Barry - La favorita del re', presentato alla 76esima edizione del Festival di Cannes in anteprima lo scorso Maggio.


La pellicola racconta la vita di Marie-Jeanne Bécu, conosciuta ai più come Madame du Barry, figura storica protagonista degli ultimi anni della monarchia assoluta Capetingia francese, essendo stata prima l’amante e poi ufficialmente ‘la favorita’ del re Luigi XV.

Figura da sempre controversa nell’immaginario moderno, il personaggio della Du Barry mi è stato spesso narrato da una prospettiva perlopiù negativa. Arrivista, volgare, megera, artefice dei peggiori intrighi, la sua personalità è eternamente contrapposta a quella più linda e candida della Delfina, Maria Antonietta. La pellicola della francese Maïwenn, scritta, diretta ed interpretata dalla stessa, attua invece una sorta di riabilitazione storica della figura della discussa cortigiana.

Da un contesto sociale miserabile, Jeanne Bécu trovò il suo riscatto esistenziale grazie alla sua spropositata bellezza, che la portò nel 1768 dritta al fianco del Monarca francese. Il magnetismo e la sensualità di Madame Du Barry vengono magistralmente vestite da Maïwenn, che riesce, grazie alle sue molteplici doti, a confezionare una pellicola decisamente squisita. Al di là della prospettiva con la quale si vuole narrare la figura della Contessa, quel che è certo, e che tutt’oggi attira l’attenzione degli spettatori verso una donna ed una vicenda della seconda metà del '700, è che la complessità, ancora una volta, dell’universo femminile, la forza femminea che mescola seduzione ad intelletto e tenacia, è sempre sinonimo di fascino e 'rivoluzione'. Le hanno chiamate streghe, megere, tro*e, ingannatrici, sta di fatto che ogni figura storica che ha dimostrato di padroneggiare la propria sensualità di donna per ottenere qualcosa di più dalla propria vita, è sempre stata contornata da un aura negativa. Questo oggi come 300 anni fa. Invertendone la prospettiva, abbattendo barriere mentali figlie del patriarcato, scopriamo invece che Madame Du Barry, come tante altre donne reiette, ha semplicemente utilizzato, con estrema sapienza, una dote a sua disposizione per ottenere per sé un'esistenza migliore. Quel che dunque spesso spaventa l'ideale comune è il pensiero che qualcosa che di solito viene attribuito ad 'oggetto' di desiderio maschile, possa diventare invece un'arma da utilizzare con consapevolezza per i propri scopi. È da biasimare chi prova a soddisfare con il sesso prima di tutto un fine personale e poi il mero erotismo altrui? Si può condannare un essere umano per aver solo ed intensamente voluto vivere tutto così intensamente?


Andando oltre gli interrogativi etici e sociali che il film solleva, 'La favorita del re' è un lavoro riuscitissimo, sorretto da un’ottima tecnica di ripresa, magistrale fotografia, con una Versailles che ancora incanta e sconcerta con i suoi eccessi grotteschi, ed un attenzione al comparto estetico degna di nota. Hairstyle, make up e soprattutto abiti, rendono il film una goduria per gli occhi, inebriando lo spettatore del lusso ma anche della selvaggia e spontanea naturalezza con cui il personaggio di Jeanne si muove, influenzando il mondo attorno a sé.


Ottimo il ‘ritorno’ di Johnny Depp che qui, dopo le spiacevoli vicende giudiziarie che lo avevano allontanato da importanti progetti cinematografici, interpreta un Luigi XV impeccabile, padrone e vittima della sua stessa gabbia dorata chiamata, appunto, Versailles.


Da favorita del monarca a donna più odiata di Francia, il passo per la Du Barry è stato breve. Da sempre detestata dall’intera corte di Versailles, Jeanne inizialmente è quasi indifferente a questo genere di astio. Questo finché il corso della storia non metterà in mostra le sue fragilità più profonde, strappandole, uno alla volta, i pochi ma essenziali affetti più cari, fino al tragico epilogo che accomunerà tutti gli esponenti della nobiltà pre-Rivoluzione Francese. Paradossale per la donna è come i suoi carnefici finiranno con l’essere le stesse persone, lo stesso ceto più povero, dal quale lei stessa proviene, simboleggiando così, con la sua uccisione, la giusta punizione per chi ha osato tradire le proprie radici. Sante o put*ane, sembra che il mondo per troppo tempo sia stato abituato a vedere solo in questa prospettiva bidimensionale le donne. In realtà lo spunto di riflessione più grande che si può ricavare da questo film è proprio questo: ribaltare le nostre convinzioni sui 'buoni e i cattivi' della storia, sul giusto e sullo sbagliato, aprirsi alla varietà di letture e sfaccettature dell'animo umano, non può che renderci esseri umani più empatici e migliori.

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