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La casa di carta | Bella Ciao!




“Questa mattina mi sono alzato O bella ciao, bella ciao Bella ciao ciao ciao Questa mattina mi sono alzato Ed ho trovato l'invasor ...”





Canto popolare, simbolo della Liberazione e della Resistenza italiana associato al movimento partigiano, diventa colonna sonora dell’intera serie, invitando il pubblico a sussurrarla insieme ai protagonisti quasi come fosse l’eco dello stesso animo in subbuglio.



“La vita del Professore girava intorno a un’unica idea: La Resistenza. Suo nonno, che aveva combattuto i fascisti al fianco dei partigiani, gli aveva insegnato questa canzone e lui l’aveva insegnata a noi”


Al contempo, questo “grido di libertà” riecheggia e si amalgama perfettamente alla scelta del regista Álex Pina, il quale riesce ad affiancare a questa precisa scelta altri simboli, emblemi dei caratteri dei personaggi, quali: la maschera di Dalì e la tuta rossa. Quest’ultima ambisce ad indicare una marea impetuosa, ribelle come l’animo di chi ha combattuto la guerra e ha versato il proprio sangue per continuare a credere in qualcuno o in qualcosa. L’outfit minuziosamente dettagliato, viene arricchito maggiormente dal significato emblematico della maschera di Dalì (sostituita al volto di Picasso scelto inizialmente), in quanto sottolinea il carattere impetuoso, stravagante e assolutamente imprevedibile dell’artista catalano. Magnetico e misterioso come il Professore, la “mente” delle due operazioni nelle quattro stagioni.

Da collante con l’intero gruppo operativo, riesce a creare una trama invisibile all'occhio scrupoloso del corpo di polizia, il quale sembra trovarsi in tutte le stagioni sempre un passo indietro rispetto a “La Mente”, che continua a sussurrare imperterrito il canto della resistenza e a far si che questo venga assimilato dall'intero gruppo operativo composto da “nomi di città “. Sì, altra novità e particolarità, in quanto i protagonisti si imprimono nella mente del fruitore, diventando semplici da ricordare e inducendolo ad immedesimarsi in uno di loro pur non essendo i cosiddetti “buoni”.

Lo spettatore si potrà rispecchiare in Raquel, la poliziotta che inizialmente è a capo dell’operazione, ma si innamora in seguito, perdutamente di colui con il quale sta contrattando dall'altro capo del telefono, ovvero Sergio Marquina, meglio conosciuto come il Professore.



Perché non mi vuoi ascoltare, Raquel? perché sono uno dei cattivi? ... Ma se quello che stiamo facendo noi lo fanno gli altri, ti sembra che sia giusto. Nel 2011 la banca centrale europea ha creato 171.000 milioni di euro dal nulla, proprio come stiamo facendo noi. Sai dove sono finiti tutti quei soldi? Alle banche direttamente dalla Zecca ai più ricchi. Sai cos'è questa? Non è niente, Raquel, è carta, lo vedi, è carta. Io sto facendo un’iniezione di liquidità nell'economia reale di questo gruppo di disgraziati, perché è quello che siamo, Raquel. Per scappare da tutto questo. Tu non vuoi scappare?”... dice il Professore.


La trama si infittisce puntata dopo puntata, riuscendo nell'impresa di attrazione dello spettatore che invano cerca di ricostruire una conclusione che sembrerà irrisolvibile ai non “professori”. Trama narrata dalla voce di Tokyo, una dei maggiori protagonisti delle due rapine presso la Zecca di Stato e la Banca di Spagna. Il braccio destro femminile del Professore, la quale soprattutto nella prima stagione lotta contro Berlino (eccentrico come Dalì) per ottenere il matriarcato ambito da Nairobi.



Andrés de Fonollosa (Berlino) diventa uno dei personaggi più amati in quanto con la sua eleganza da dandy riesce a sedurre il fruitore stesso che lo ammira in tutta la propria eccentricità. Amante dell’arte e della nostra Italia, la quale omaggia in un flashback del Professore nella prima puntata della quarta stagione, dedicando a tutti “Ti amo” di U. Tozzi.

Solo successivamente si comprenderà che il carattere da narcisista arrogante è solo uno scudo legato al malessere fisico che lo porterà ad essere schiavo della morte di lì a pochi mesi.


''Tutti dobbiamo morire. È a questo che brindo: al fatto che siamo vivi. E al fatto che il piano funziona che è una meraviglia. Alla vita!''

Tra vicissitudini e intrecci di sentimenti (inizialmente vietati dal Professore, poiché avrebbero inficiato negativamente l’intera operazione e per questo aveva invitato ogni individuo del gruppo a rimanere nell'anonimato attribuendo loro il nome di una città), la carta sarà simbolo del sacro e del profano, dell’avidità dell’essere umano nel contemplare la banconota sporcata da chi la crea e la usa, paragonata alla sacralità degli origami stessi che il Professore si diletta nel progettare, in quanto trasposizione metaforica del costruire “una realtà tra le mani”.


Ogni minuziosa scelta del regista sembra combaciare perfettamente con i vari personaggi, che tra 'pro' e 'contro', riescono comunque ad essere amati dell’intero pubblico che sa apprezzare questa serie spagnola, paragonabile ad altre serie americane che solitamente si seguono. Il finale aperto della quarta stagione invita ad attendere impazientemente la quinta. Chi non riesce a non pensare ad una possibile prosecuzione può dilettarsi, in questo periodo di “fermo”, nel creare origami o ideare una possibile trama intonando insieme al Professore e a Berlino le note di “Bella Ciao”.

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