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Euphoria² | Fluidità Esistenziale

Dopo quasi due anni dalla prima stagione, dal 9 Gennaio su HBO (dal 17 Gennaio su Sky Atlantic in Italia) sono stati rilasciati gli episodi della season 2 di Euphoria.


Questo nuovo dramma adolescenziale nel corso degli ultimi anni, in maniera silente ed inaspettata, è riuscito ad imporsi gradualmente come prodotto mainstream, senza però mai perdere un curioso interesse da parte della critica e di quel gruppo di 'cinefili' che da subito, dal suo debutto nel 2019, aveva intravisto in esso segnali di ottima qualità. Abbiamo già raccontato, proprio tra le pagine di questo blog, di quanto Euphoria non sia tipicamente il solito teen-drama (qui per recuperare l'articolo https://bedtimedavide.wixsite.com/criticando/post/euphoria-intossicazione-psichedelica-generazionale ). Le aspettative per la nuova stagione erano perciò altissime, giacché capita sempre più spesso che un'ottima sceneggiatura si perda col prosieguo della scrittura. Possiamo però da subito dire che in Euphoria questo non è accaduto, la qualità resta alta, e in alcuni casi supera addirittura le previsioni. Tuttavia bisogna puntualizzare che in realtà il punto forte di questa serie tv non è propriamente la sceneggiatura. Euphoria infatti si contraddistingue da tutto quello che sui giovani è stato raccontato sul piccolo schermo non tanto per gli argomenti trattati, per la trama in sé, ma piuttosto per il filtro narrativo che la sapiente regia di Sam Levinson sa dare. Quel che fa la differenza non è il soggetto di riferimento, ma come quel soggetto viene narrato, sia in termini di prospettive che di forma. La nuova stagione continua a raccontarci dell'universo sballato di Rue e dei suoi amici, liceali di una provincia californiana, e del loro districarsi tra alcool, droghe, sessualità, identità di genere e relazioni tossiche intra ed extra famigliari. Insomma, nulla di nuovo rispetto a tanti altri prodotti che hanno già affrontato l'abusato tema dell'adolescenza negli Stati Uniti. Ma la nudità e la crudezza con cui questi argomenti vengono esaminati, in forte contrasto con uno stile narrativo invece glitterato, colorato, acceso e psichedelico, creano una combinazione esplosiva che da subito cattura lo spettatore.

Nella nuova stagione non mancano elementi di sorpresa anche nella narrazione, tra tutti spiccano le tinte inaspettatamente crime che la trama comincia ad avere. Fra i tanti personaggi che vengono approfonditi ulteriormente in questo nuovo arco narrativo, quello di Fezco, il pusher del gruppo, è sicuramente tra i più interessanti, proprio perché la sua storia riesce a regalare alla serie nuove sfaccettature finora inedite. E' attorno al mondo dello spaccio di stupefacenti e alle logiche della lotta tra bande criminali che Euphoria, a tratti anche fin troppo incupendo e stridendo con la sua ironia di base, inizia a gettare uno sguardo. Il risultato è credibile, poiché resta coerente con quell'assetto di contrasti attorno al quale Levinson ha da sempre voluto far ruotare il prodotto.


"Chi sono?
Insomma, è una domanda davvero difficile. 'Chi sono' è una domanda molto diversa da 'raccontami qualcosa di te', giusto?
Veramente sto ancora...ecco, cercando di capirlo io stessa. Sì insomma, penso che in realtà non ho la minima idea di chi io sia."
(Kat)

Altra colonna portante della serie è la tematica della fluidità di genere, che nel personaggio di Jules ha trovato nella scorsa stagione il suo principale ambasciatore. In questa season 2 la fluidità però inizia ad essere intesa in senso molto più ampio, straripando dai confini prettamente identitari e sessuali, e diventando una vera e propria fluidità esistenziale. Quel che caratterizza ed accomuna tutti i personaggi più giovani di Euphoria è l'essere totalmente amorfi. La mancanza di forma, di limiti, di etichette e targhette rende la loro intera esistenza scivolosa, priva di qualsiasi accenno di solidità o struttura. Il tutto può sembrare, ed è sicuramente sembrato nella prima stagione, motivo di critica, distacco e sdegno, soprattutto per lo spettatore più convenzionale. In realtà, andando avanti con queste nuove puntate, la totale assenza di un centro gravitazionale attorno alle esistenze di questi ragazzi ci permette di empatizzare con loro e con i loro casini, facendoceli amare così come sono, e portandoci invece quasi a disprezzare quella che di contrasto è la generazione più adulta, nella serie rappresentata dalle storie dei loro genitori.


Se i ragazzi di Euphoria sono infatti abituati a stare a loro agio con le rispettive più totali incertezze, lo stesso non si può dire della generazione che li ha preceduti, la quale, a furia di dover per forza di cose inscatolare e definire tutto, ha finito col creare personalità deviate e devianti. Faccio riferimento in particolar modo al personaggio di Cal, sul quale questa stagione apre un focus molto interessante, analizzandone il passato e raccontandoci di un periodo storico, antecedente al nostro, dove la mancanza di libertà di scelta e di autodefinizione, la smania del dover sempre e comunque seguire la retta via, hanno inibito la più libera e sincera formazione di una serie di adolescenti, reprimendone istinti e desideri. Cal è un uomo irrisolto, un adulto che non ha avuto la libertà di vivere la propria vita secondo le sue regole; tutto ciò lo porta ad esistere su un doppio binario: quello sociale, che tutti si aspettano di vedere, e quello segreto, nelle ombre, in cui dare libero sfogo alla sua natura più vera ma inevitabilmente deviata. L'ipocrisia di Cal è poi a sua volta causa scatenante della rabbia di Nate, suo figlio, che Euphoria ti porta, nonostante tutte le odiabili scelte che il ragazzo pone in essere, quasi a giustificare e a preferire rispetto al finto conformismo del suo 'vecchio'. Per un prodotto che utilizza un budget notevole in scenografie, abiti, make up e hair stylists, il sacrificio richiesto sta nella brevità delle stagioni: otto episodi, che sono troppo pochi per rendere onore a tutte le storylines della serie. In questo secondo arco sono, ad esempio, totalmente sacrificate le storie di Kat e di Jules, che diventano quasi personaggi satelliti attorno a figure più centrali come (ovviamente) quella di Rue, ma anche inaspettatamente quella di Cassie, nella sua dipendenza/disperazione amorosa, di Maddy, con il suo percorso di emancipazione individuale, e dell'intraprendente Lexie. Ed è proprio quest'ultimo il vero e proprio personaggio rivelazione della stagione! Lexie Howard, trattata quasi come una guest star nella season 1, diventa in questa nuova parte di Euphoria una protagonista centralissima ed importantissima, soprattutto nell'intenerire l'universo più duro e spietato in cui gravita Fezco, al quale inizierà lentamente a legarsi. È inoltre con la rappresentazione scolastica-teatrale 'Our Life', dalla ragazza creata e messa in scena negli ultimi due episodi della stagione, che, sfruttando la tecnica narrativa dello 'spettacolo nello spettacolo', la sceneggiatura ha modo di fare una sorta di 'spiegone' su quelle che sono state le vicissitudini antecedenti all'inizio della serie, e che hanno portato i personaggi a determinati e precisi punti di non ritorno nelle proprie vite. Lo spettacolo creato da Lexie ha però anche l'ulteriore merito di creare un bellissimo parallelismo tra il suo personaggio e quello di Rue. Sappiamo da subito che le due ragazze sono state carissime amiche d'infanzia, ma segni profondi della loro intesa in Euphoria in realtà ce ne sono stati finora ben pochi. Con lo spettacolo di Lexie però (basato sulla storia della loro amicizia) oltre a conoscere il perché ed il quando le due amiche hanno iniziato ad allontanarsi, scopriamo anche una similitudine nei loro rispettivi percorsi di vita: la perdita della figura genitoriale maschile. Seppur nel caso di Lexie questa perdita non sia definitiva, vediamo come le due amiche fondamentalmente si siano ritrovate, in età adolescenziale, ad affrontare lo stesso tipo di trauma e ad uscirne, anziché solidali, distanti più che mai. Senza alcun tipo di retorica capiamo come il punto di rottura tra le due risieda nel modo diversissimo con cui entrambe hanno affrontato la perdita: una rifugiandosi nelle droghe, e l'altra scegliendo di entrare in un'ombra cannibale che ne soffocava personalità, relazioni ed ambizioni. Il finale della serie, attraverso questa retrospettiva, ci fa giungere però ad un punto di incontro tra le due, in cui si inizia a sperare in un capitolo individuale positivo per entrambe, forti magari di una ritrovata solidarietà.



Purtroppo per sapere che direzione prenderà Euphoria dovremo aspettare nuovamente parecchio: gli impegni lavorativi di Zendaya (Rue), soprattutto quelli legati al kolossal cinematografico Dune, ci impediscono di avere una terza stagione prima del 2024! Seppur comprensibile in logiche lavorative, fa strano pensare di ritrovarci nella season 3 davanti ad un gap temporale così ampio in cui l'età anagrafica degli attori potrebbe finire col poco realmente rappresentare i liceali che sono chiamati ad interpretare. Quindi, a meno che Levinson per il futuro non abbia in serbo un sorprendente salto temporale, bisogna affidarsi all'immenso lavoro tecnico degli addetti al 'trucco & parrucco' nel riuscire ancora una volta (forse sta volta più che mai) a rendere dei trentenni credibili come Gen Z.

Nell'attesa, prepariamoci alla nuovissima grande stagione di premi che sicuramente invaderà Euphoria, questa volta sperando che meriti siano riconosciuti non solo all'incredibile Zendaya, ma anche al collaterale forte ed immenso cast femminile che rende questo prodotto una bomba.



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