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La Compagnia Del Cigno - 7 motivi per innamorarsene

Domenica 11 Aprile ha fatto il suo ritorno, su Rai 1, la serie televisiva creata da Ivan Cotroneo, La Compagnia Del Cigno, con la sua seconda ed attesissima stagione.



Sette come le note musicali, Matteo, Sofia, Domenico, Barbara, Robbo, Rosario e Sara sono i ragazzi che compongono la 'Compagnia'. La serie segue le storie di questi studenti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, in quelli che sono sostanzialmente i problemi che ogni adolescente vive durante gli anni del Liceo, dal rapporto eternamente complicato con le proprie famiglie a quello altrettanto duro con lo studio, con la propria carriera musicale, con i primi amori, le prime grandi amicizie e le cocenti delusioni. Non è comunque mia intenzione svelarvi troppo della trama della serie, quanto piuttosto incuriosirvi e motivarvi nell'iniziare a seguirla, elencando quelli che a mio parere sono i suoi punti di forza e che, in un certo qual modo, la rendono unica e diversa rispetto a quello che siamo abituati a vedere sul piccolo schermo in prima serata.



Come i sette giovani protagonisti della Compagnia, vi elenco dunque i miei sette motivi per cui doverla assolutamente vedere:


1) Grandissimo punto di forza è sicuramente quello relativo alle personalità, così diverse tra loro ma allo stesso tempo coese ed armoniche, dei sette ragazzi protagonisti. Ad interpretarli non ci sono grandi nomi del nuovo panorama cinematografico nazionale, ma sette semplici ragazzi, amanti anche loro della musica, ognuno con le proprie peculiarità, in grado di riuscire a creare una forte empatia non solo con i propri coetanei, ma anche con un pubblico più adulto. In una società sempre più dominata dai social, dalla 'chiusura' che la tecnologia, con le sue forme di fruizione della musica sempre più individualiste ed isolanti, comporta, vedere invece degli adolescenti interagire tra loro dal vivo e dare un'importanza vitale a questa iterazione, crea un effetto flashback per chi ha avuto (come me) quell'età tra gli anni '90 e i primi 2000. Luoghi di aggregazione, ore passate a parlare guardandosi negli occhi, uso dei social minimizzato al solo fine di darsi un appuntamento, sono tra gli aspetti che più mi hanno fatto amare questi ragazzi. La loro amicizia, che si percepisce essere forte anche fuori dal set, è un elemento educativo per molti dei loro coetanei, i più chiusi nelle proprie case davanti ad uno schermo e, come già detto, una sorta di effetto vintage per i più grandi. La bellezza di Barbara, le insicurezze di Sofia, la determinazione di Domenico, il riscatto di Matteo, la forza di Sara, la lealtà di Rosario e la tenerezza di Robbo, credetemi, vi incanteranno e vi faranno avere nuovamente fiducia verso la generazione odierna, capace ancora di penetrare nell'essenza delle cose abbattendo quel muro di superficialità e svogliatezza che diventano, ahimè, sempre più dilaganti nel mondo moderno.


2) Una garanzia di qualità è data dal fatto che la serie sia stata scritta e diretta da Ivan Cotroneo. In realtà devo proprio al suo nome il motivo principale per cui ho iniziato a guardarla, io che la televisione, a parte il telegiornale a pranzo, non l'accendo davvero quasi mai. Ho 'conosciuto' Ivan grazie alla web-serie Una Mamma Imperfetta, uno degli esperimenti web-televisivi a mio parere più geniali dello scorso decennio. La mia adorazione è stata poi confermata dalla sua pellicola del 2016 Un Bacio, lungometraggio cinematografico che con la Compagnia Del Cigno ha molti punti di contatto. Quel che più mi piace di questo sceneggiatore e regista è la visione internazionale che ha dei suoi lavori, pur mantenendo una italianità di fondo come filo conduttore al tutto. Insomma, Ivan è capace di espandere le sue opere verso tematiche e tecniche narrative transnazionali, ma allo stesso tempo riuscendo quasi per magia a proteggere una sorta di nucleo centrale totalmente italico che scalda e crea vicinanza con i valori, quelli sani, che fanno parte della nostra tradizione. Per me lui è il classico esempio di come si possa, nel mondo artistico, unire la consuetudine alla contemporaneità senza snaturare nessuno dei due aspetti.



3) Se ci fosse un'ottava protagonista principale nella Compagnia, questa sarebbe sicuramente la Musica. Fa strano, in una società in cui tutto è sempre più digitalizzato, in cui Spotify rappresenta quasi l'unico strumento a disposizione per i più giovani per scoprire musica, e la trap sembra essere il solo genere dominante, vedere degli adolescenti amare così profondamente la musica classica. Lo strumento che ognuno di loro suona nella serie è una sorta di appendice della loro fisionomia. Ricordiamo che i ragazzi sono realmente dei musicisti, rendendo il tutto ancora più autentico. La serie riesce dunque a rendere moderne ed appassionanti le sinfonie eseguite dall'orchestra del Verdi, soprattutto grazie alla dedizione e alla passione con cui questi adolescenti vi ci dedicano. Anche questo rappresenta un punto di rottura con gli stereotipi sociali moderni e un ponte con quella che è la tradizione più remota, un passato che si tende a dimenticare, quello musicale, che è stato eccellenza e motivo d'orgoglio per il nostro paese per così tanto tempo. A stemperare la classicità del tutto vi è un'espediente narrativo dal sapore moderno ed internazionale (in particolar modo pensate alla famosa serie televisiva americana Glee), cioè quello inserire in ogni episodio uno sketch da musical utilizzando canzoni POP contemporanee e non, con la particolarità però di essere del tutto rivisitate in chiave orchestrale.

4) Una delle tematiche meglio trattate nelle serie è quella, purtroppo spesso abusata e 'violentata', dell'omosessualità. Ormai non esiste serie o fiction in cui manchi la cosiddetta 'storia gay'. Questo sembrerebbe funzionare come segnale d'apertura ed integrazione, ma spesso si finisce con il ghettizzare e stereotipare quello che è semplicemente un orientamento sessuale, e non uno 'stile' o 'modo di vivere' alternativo alla norma. La semplicità con cui questa tematica è inserita nella Compagna Del Cigno è disarmante. Senza fronzoli e troppi luoghi comuni, l'amore tra persone dello stesso sesso è narrato da Cotroneo con la stessa 'normalità' delle altre storie eterosessuali presenti nella serie. Ciò che è ancor più sorprendente è il modo naturale e quasi disinteressato al genere con cui i ragazzi più giovani si relazionano con la c.d. coppia gay. Il fatto che Zio Daniele, presso cui Matteo abita a Milano, sia omosessuale e viva alla luce del sole le proprie storie, non diventa mai negli episodi motivo di imbarazzo o taboo nel rapporto col proprio nipote o con gli amici di quest'ultimo. In un'epoca storica in cui si dibatte per ottenere una legge contro l'omofobia e dove sociologi e psicologi continuano a ripeterci che per avere frutti positivi a riguardo bisogna puntare sull'educazione dei più giovani al rispetto e alla conoscenza di un universo gender free, è d'esempio per tanti coetanei vedere come Matteo conviva con una sorta di genitore gay senza che questo sia causa di turbe o dinamiche devianti, come purtroppo molti ancora in questo Paese credono.



5) Parallelamente al motivo numero 4, nella serie l'inclusività è rappresentata, con la stessa naturalezza, anche nei confronti della disabilità. Una delle protagoniste della Compagnia, Sara, è infatti una ragazza ipovedente che, ancora una volta fuori da cliché e luoghi comuni, vive il proprio handicap nel modo più coraggioso possibile. Il coraggio di Sara è quello di chi, conscio e consapevole dei propri limiti, riesce comunque a condurre, dal punto di vista formativo, e soprattutto in ambito relazionale, la vita che ogni sua coetanea normalmente vive. Il suo personaggio è scritto in modo tale da esaltarne prima di tutto l'attitudine emancipata da bitc* che contraddistingue il suo modo di essere, e soltanto dopo aver notato questa sua peculiarità si può parlare di lei anche come ragazza ipovedente. Non c'è assolutamente nella scrittura della serie l'ipocrisia di far finta che l'handicap non esista, ma al contrario c'è il coraggio di non delimitare un personaggio nei confini del suo handicap, riuscendo a costruire un connotato caratteriale che sia ancora più incisivo rispetto a quella che è l'invalidità fisica.



6) La Compagnia Del Cigno, pur essendo a prima vista incentrata sulle vite di questi ragazzi, non è etichettabile come un semplice teen drama. Essenziali e centrali sono anche i personaggi adulti della serie (tra cui spiccano i grandi nomi di Alessio Boni ed Anna Valle). Seppur tutte come satelliti che ruotano attorno ad un nucleo centrale, che è quello costituito dalla Compagnia, le storie dei 'più grandi' non sono assolutamente secondarie o meno caratterizzate. Tra queste spicca sicuramente la storyline del Mestro Marioni che, fuori dall'austerità e rigidità del suo ruolo di docente, mostra un vissuto di sofferenza, frustrazione ed emotività che riesce a far emergere nel personaggio anche lati caratteriali più fragili e deboli. E' bello perciò vedere come l'insicurezza e la vulnerabilità siano emozioni non solo circoscritte al mondo dei più giovani, ma che in un certo qual modo ci accompagnano nel corso della nostra intera esistenza, prescindendo dall'età, anche nei ruoli di genitori o mariti e mogli. Spesso, capovolgendo la prospettiva con cui si guarda la serie, sono proprio gli adulti ad avere bisogno di consiglio, ispirazione e forza in quello che è un modo più impulsivo e genuino di vivere, tipico invece dei ragazzi. Questo dualismo tra due universi generazionali diversi, in un continuo gioco di scontri ed incontri, è un altro aspetto determinante nel rendere la serie accattivante verso un pubblico di tutte le età.


7) Il settimo motivo è forse il più personale di tutti ed è dedicato alla città che fa da sfondo alle vicende narrate nella Compagnia Del Cigno. Milano per antonomasia non è di certo considerata una delle metropoli più belle d'Italia. Sicuramente è vista come la più europea di tutte, quella con più possibilità di far carriera, una sorta di punto d'approdo per molti, ma la sua bellezza finisce quasi sempre in secondo piano rispetto a questi aspetti. Grazie alle ambientazioni della Compagnia Del Cigno il capoluogo lombardo però brilla sul piccolo schermo di una lucentezza unica, che personalmente non avevo mai notato. L'attenzione dunque per le ambientazioni è uno di quei piccoli valori aggiunti alla serie che molti possono considerare superflui, ma che, per quelli più esteti e amanti della grande bellezza di cui il nostro territorio dispone, funziona come quel particolare che rende un'opera artistica ancor più pregiata. La seconda stagione della Compagnia Del Cigno vi aspetta ogni domenica, alle 21:25, su Rai 1, con due episodi a settimana. Siete quindi ancora in tempo per recuperare la prima stagione su RaiPlay e non perdere l'occasione di seguire, finalmente, in prima serata qualcosa di diverso che vi farà emozionare, sorridere e commuovere.





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