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  • Immagine del redattoreStefania

#martyisdead | L’invisibilità del cyberbullismo



Molte sono le serie tv in circolazione, soprattutto in questo periodo, ma quella che vi presenterò non è tra quelle più rinomate; è una serie che, almeno nel nostro paese, non ha riscontrato il successo dovuto e meritato, anzi si è preferito relegarla in seconda serata! Tematiche come bullismo e cyberbullismo sono all’ordine del giorno e se anche questi argomenti non ci hanno riguardato direttamente, comunque meritano quella rilevanza che non è stata riscontrata. Se vi dicessi “avete mai visto #martyisdead?” sono sicura che mi rispondereste di “no”, o almeno la maggior parte di voi, ed è proprio questa risposta che mi induce a volervene parlare! E’ una serie che dev’essere visionata non solo da un pubblico adulto, ma soprattutto dai ragazzi che cadono in questo mondo oscuro. Durante il periodo di pandemia, dal quale solo adesso sembra ci stiamo riprendendo, i numeri di vittime di cyberbullismo ha subito un’impennata spaventosa, proprio per la costanza dei giovani nell’utilizzo di strumenti tecnologici; piattaforme digitali e cellulari hanno favorito una maggiore diffusione, veloce e immediata, di foto e video che purtroppo hanno danneggiato in modo irreversibile la psiche delle vittime, scelte dai loro aguzzini con molta cura. Non si può solamente parlare di “leoni da testiera”, qua si va ben oltre il limite; i carnefici attuano vere e proprie vessazioni che, a causa dell’utilizzo di dispositivi tecnologici, si trasformano in vere e proprie persecuzioni senza fine per coloro che subiscono tali angherie, portandoli a compiere anche gesti estremi. Tutti noi ci meravigliamo e ci inorridiamo dinanzi all’agghiacciante fenomeno della “Balena Blu” (“Blue Whale”), ma poi cosa facciamo davvero per annientare tutto ciò?

Bisogna iniziare ad agire prevenendo e non “a fatto compiuto”; non quando il problema ci inizia a riguardare in prima persona. Ed è proprio questo atteggiamento egoista a ritorcersi contro noi stessi e ad intrappolarci in un vortice di menefreghismo dove l’individualismo avrà la meglio sulla società che ci circonda, dove i problemi del prossimo non ci toccheranno e, a questo punto, la nostra umanità si troverà sul fondale di quell’abisso. Ecco perché bisogna sensibilizzare le persone ai fenomeni “più moderni”; se chiedeste ai vostri nonni “sapete cos’è il cyberbullismo?” son sicura che non saprebbero rispondervi con precisione; certo saprebbero rifarsi al concetto di bullismo, ma ignari della sua agghiacciante evoluzione nel corso degli anni. Oggi il carnefice non è solamente paragonabile al bulletto del quartiere; il bullo “contemporaneo” è invisibile e questo spaventa ancora di più.

Ed è per questo che oggi ho deciso di affrontare questa tematica, proprio per aumentare la risonanza mediatica che una serie come #martyisdead merita. Questa prima stagione è stata realizzata in Repubblica Ceca nel 2019 e racchiude otto episodi da 15 minuti circa che narrano la vita di Marty Biederman (Jakub Nemčok). Molti hanno criticato la breve durata delle puntate, ma a mio parere, questi pochi minuti di visione riescono in qualche modo a far sì che si possa coinvolgere ogni tipo di spettatore, sia l’appassionato di serie tv sia l’irascibile dei lunghi tempi che abbandona e interrompe puntualmente ogni tipo di fruizione che duri più di un film. Ora però vi chiederete come si possa racchiudere in così breve tempo una argomento così vasto e importante? Bene l’unica risposta è riscontrabile solamente nella visione della serie. “Marty is dead” è veritiera e cruda nella sua descrizione, senza metafore che in qualche modo possano alleviare il dolore che questo fenomeno ne scaturisce e gli effetti collaterali che si riversano non solo sulla vittima, ma sull’intera famiglia. Il regista stesso, Pavel Soukup, ha affermato di aver intrapreso la realizzazione di questa serie da quando si è affrontata l’orribile tragedia delle Blue Whale in Russia: “A quel punto ci siamo chiesti: chi c’è dietro tutto questo e perché? Abbiamo approfondito l’argomento e sono emersi racconti spaventosi su internet, situazioni che comportavano sfide estreme”. La prima puntata si apre con l’incidente stradale e la morte sul colpo di Marty, un quindicenne che frequenta la terza media. Prima di essere investito, stava inseguendo qualcuno, ma chi? Questo rimarrà l’interrogativo fino alla fine, che invoglierà maggiormente lo spettatore nella fruizione dell’intera stagione. E’ uno spaccato di vita reale dove non esistono censure; seppur si trasforma a tratti in un thriller dove la ricerca del carnefice si rivelerà essere un enigma, non abbandona il dolore e la disperazione di una madre (Petra Bučková) e di un padre (Jan Grundman) addolorati e sulle tracce di una verità nascosta proprio dal loro unico figlio.

Scopriranno la vita parallela di Marty e quel segreto che solo il suo aguzzino conosceva e con il quale lo ha ricatto sino alla fine dei suoi giorni. Proprio il padre, afflitto dal dolore, si rifugia nella camera del figlio e lì, tramite l’accesso al portatile di Marty, scopre un mondo a lui sconosciuto e oscuro; si scambiava messaggi, foto e video con una ragazza che poi lo aveva iniziato a ricattare, ponendogli la condizione di obbedire a tutte le sue richieste e ordini altrimenti avrebbe inviato tutto il materiale intimo in possesso a chiunque lui conoscesse. A questo punto, i genitori cominciano a sospettare che la morte del figlio non sia stato solo un incidente.

Il regista pluripremiato, riesce a inscenare la vicinanza e, al contempo, la lontananza di un rapporto familiare solido, la risonanza e l’impatto che l’ambiente ha su tale fenomeno; la madre oberata dal lavoro da avvocato e il padre altrettanto rinchiuso nel suo mondo da non accorgersi delle “stranezze” del figlio. Quest’ultima è la colpa che lo attanaglierà sino alla fine della ricerca, convinto che giustizia dev’essere compiuta. Per tali caratteristiche dirette e immediate, la serie ha riscontrato successo dal pubblico, dalla critica in patria e in diversi paesi: prima produzione ceca a vincere l’International Emmy Award nella categoria Miglior Short – Form Series, il primo premio al festival Internazionale Serial Killer, il miglior progetto televisivo al festivalFinale Plzen 2020 nella categoria Serial Production e il Leone Ceco per i risultati ottenuti nel campo dell’audiovisivo. Insomma una serie da vedere assolutamente e da non tralasciare!




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