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Sam Smith | L'eco dell'emozione

Aggiornamento: 15 dic 2020

"Un cantante soul è una persona che proietta la propria anima attraverso la sua voce. Ed è proprio questo che sto cercando di fare".


Questo periodo sembra alle volte voler colpire la vulnerabilità del nostro animo per la seconda volta. Ci destabilizza da mesi ormai e l’abitudine alla sua presenza incombente sembra non volerci più abbandonare; interferisce con la nostra felicità, annientandola e stravolgendola, rendendo il tutto ancor più precario. Questo periodo sta sconvolgendo le nostre vite e l’unica arma per sconfiggere questo antagonista invisibile è non opporre più resistenza, ma incominciare ad arricchire la nostra resilienza con l’arte. Come ogni forma artistica anche la musica si rivela essere uno degli strumenti capaci di riempire i vuoti che l’anima non riesce ancora a colmare. Con le cuffie nelle orecchie, piace creare ossimori attraverso le canzoni che si ascoltano; dalla bellezza che gli artisti descrivono alla realtà che stiamo vivendo. Un connubio che alle volte può salvarci la vita, ma soprattutto ridarci la speranza. Sicuramente tra gli artisti maggiormente ascoltati in questo periodo, la voce che mi ha da sempre emozionato è quella di Sam Smith; “un timbro dalle mille sfumature”. Uno dei cantanti più apprezzati degli ultimi tempi, poiché capace di racchiudere tutte le influenze apprese negli anni all’interno della propria vocalità indubbiamente potente, graffiante e travolgente. Una voce che riesce a scuoterti l’anima!

Il 30 ottobre è uscito il suo ultimo album “Love Goes”, e bisogna affermare che si rivela essere differente dalla ballata nostalgica di “The Thrill of it all”; si legge nettamente la volontà di creare un dualismo musicale tra il non voler abbandonare l’impronta malinconica come in “For The Lover That I Lost”, “Breaking Hearts” e “Forgive Myself”, (che risalta a mio parere ancor di più le sue sfumature vocali) unendola a brani più allegri ed apparentemente più leggeri. Quest’ultima uscita musicale, ritmicamente sembra richiamare il primo album risalente al 2014, “In the Lonely Hour”, avente tinte più colorate e spensierate. A questo punto, il marchio di fabbrica di Sam Smith sembra, però, non essere più nettamente definibile come nel suo secondo album; sarà stato indotto a modificare il proprio andamento musicale a causa della predilezione del pubblico verso ballate più allegre? Questo non è ritenuto saperlo, si può però riconoscere l’immensa bravura che lo contraddistingue ormai da anni e che lo ha reso una delle voci più belle dell’intero panorama internazionale.

A mio avviso “The Thrill of it all” può essere ritenuto uno degli album più belli di tutti i tempi, da risentire in cuffia non solo durante ‘tramonti e giornate nostalgiche’ come potrebbe indurre a definire il qualunquismo superficiale dell’omologazione, ma da riascoltare leggendo la bellezza che si cela in ogni nota che emette Smith. Un tripudio di dolcezza, malinconia e intensità che avvolge la maggior parte dei brani, facendo al contempo, riemerge l’impronta R&B delle sue influenze musicali (Amy Winehouse, Whitney Houston, Mariah Carey). Quest’ultimo album può essere ritenuto un “esperimento musicale” creato per abbracciare una fetta di pubblico più ampia; “Love Goes” si lascia apprezzare dolcemente e lentamente, non al primo ascolto. La visione positiva della nuova lettura di Sam Smith è proprio il volersi far conoscere ed apprezzare da tutta quella gente che prima magari lo etichettava come “il cantante triste”. Un concetto distante dal secondo album che al contempo farà emergere la propria personalità con “Love Goes”, presente già nell’anticipazione del singolo “Diamonds”. Insomma un album non apprezzabile interamente dal primo ascolto, ma da riascoltare in loop dal secondo! Un’ennesima alchimia tra vocalità, timbrica e ritmo che può accompagnarci nel superamento di questo secondo ostacolo ripresentatosi; un ennesimo aiuto al nostro grido di speranza!

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