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The Young Pope and The New Pope | La grande bellezza della poetica sorrentiniana

Al giorno d’oggi, si continua ad interagire con l’arte attraverso la fruizione di forme immediate; non neghiamo che ultimamente il mezzo di interazione più veloce sono le serie tv. Ore ed ore passate davanti al televisore a vedere puntate di stagioni infinite; perciò quest’oggi voglio consigliarvi una serie che, a mio dire, reputo una delle più interessanti, poi capirete il perché durante la lettura del seguente articolo. Non perché il regista è Paolo Sorrentino, non perché Jude Law sembra esser nato per il ruolo di Lenny Belardo (Pio XIII), bensì per la poetica che si cela dietro le due stagioni. Conosciamo i film del regista e che piacciano o no, il suo cinema è capace di inserirsi nello sguardo dello spettatore, tanto da fargli assumere una visione critica nei confronti dell’uomo contemporaneo, ripreso nelle sue contraddizioni e vuoti relazionali. Per molti Sorrentino può essere definito un genio; per altri, compiaciuto e costruito. Sta di fatto che fa parlare di sé! Le sue sembrano fotografie dinamiche che vogliono far riflettere più che raccontare, contemplare più che costruire narrazioni lineari: lo sguardo perso nel vuoto, l'espressione assente, l'abitudine di guardare in camera quasi per chiedere compagnia allo spettatore. Sempre uomini soli, i quali cercano di colmare la loro solitudine; persone più o meno egocentriche (Jep Gambardella), ciniche (Giulio Andreotti) e vulnerabili (Cheyenne e Fred). Tutte personalità che affrontano la loro condizione esistenziale in modi diversi: c’è colui felice del suo stato che si diverte godendo la sua libertà, chi invece avverte il peso della solitudine e viaggia come un punto nero in uno spazio infinito, altri che stanchi della vita, non vedono l’ora di far fallire i propri simili. Un insieme di personalità che fanno di Sorrentino uno dei registi contemporanei più apprezzati e discussi.

La serie “The Young Pope” si rivela essere una novità presentataci, dopo aver ammirato i film che l’hanno reso celebre al pubblico come “La grande bellezza” e “Youth”. Sembra aver trovato lo spazio ideale in cui spiegare la propria visionarietà e ricchezza inesauribile di occasioni e spunti di riflessione che la durata di un film, per quanto ampia, non consente. La contraddittorietà si rivela essere al centro del comportamento di Lenny (Pio XIII) e questi elementi rendono la serie ancor più intrigante. Sorrentino dice: "I segni evidenti dell'esistenza di Dio. I segni evidenti dell'assenza di Dio. Come si cerca la fede e come si perde la fede. La grandezza della Santità, così grande da ritenerla insopportabile". Lo sguardo che ci propone il regista è prettamente laico, ma non privo di dettagli e visioni sia sul piano teologico sia su quello delle dinamiche interne della curia. Lenny Belardo, ovvero Pio XIII interpretato dal carismatico Jude Law, sembra essere il protagonista perfetto per spiazzare il fruitore che inizierà a sentirsi spaesato e confuso da ciò che la Chiesa proprina e da ciò che è invisibile ai nostri occhi. Infatti durante un dialogo con Sofia Dubois, le chiede: “Sa chi è la più grande cantante italiana? Mina. Non si fa vedere e non si lascia fotografare. Ecco perché tutti la ricordano ancor di più”. Sorrentino ancora una volta fa riflettere sul tema“dell’assenza”, importante quanto la “presenza”. All’interno della serie, inoltre, verranno svelate le dinamiche interne di un sistema misterioso agli occhi dell’uomo che si accontenta di credere a ciò che gli viene proposto, non curante di un oltre che va al di là degli intrighi e della pochezza di uomini che “vorrebbero essere di Dio”. Lenny afferma: “Dio è come l’uomo, non cambia!”. Frase che destabilizzerà ancor di più lo spettatore, poiché pronunciata dal Papa stesso! Pio XIII è abilissimo nello spiazzare lo spettatore: quando sembra spingere sul pedale della satira anticlericale, decide di ritrarsi al momento giusto per suggerire la possibilità di trovare la speranza e credere in un qualcosa che sia migliore e superi la carenza di valori a cui il mondo è soggetto oggi. Parlando della serie, Paolo Sorrentino ha affermato: "I segni evidenti dell'esistenza di Dio. I segni evidenti dell'assenza di Dio. Come si cerca la fede e come si perde la fede. La grandezza della santità, così grande da ritenerla insopportabile. Quando si combattono le tentazioni e quando non si può fare altro che cedervi. Il duello interiore tra le alte responsabilità del capo della Chiesa Cattolica e le miserie del semplice uomo che il destino (o lo Spirito Santo) ha voluto come Pontefice. Infine, come si gestisce e si manipola quotidianamente il potere in uno Stato che ha come dogma e come imperativo morale la rinuncia al potere e l'amore disinteressato verso il prossimo. Di tutto questo parla The Young Pope".

La prima stagione, risalente al 2016, proprio per queste peculiarità e per il finale inaspettato, riscontra un successo clamoroso dal pubblico, tanto da invogliare il regista a scriverne una seconda: “The New Pope”.

Anche in tal caso il livello di genialità non manca! Il sequel di “The Young Pope”, uscito nel gennaio 2020, cattura lo spettatore per la seconda volta, pronto ad apprezzare l’interpretazione di John Malkovich nei panni di Papa Giovanni Paolo III, avente una personalità totalmente opposta a quella di Lenny : sofisticato e fragile al contempo. The New Pope comprende ora, rispetto alla prima stagione, altre due nuove voci: il terrorismo e il tema del doppio, affiancati dal problema pressante della pedofilia all’interno della Chiesa. Il tutto accompagnato dall’impronta sorrentiniana: musica elettropop che distoglie un gruppo di novizie dalle preghiere della sera, redarguite da una suora nana verso la loro camerata. Seppure è ora di dormire, il volume della musica si alza, mentre le sottane si abbassano e le ragazze si scatenano ai piedi di una croce di neon bianca; questa sarà la sigla d’apertura delle nove puntate dell’intera stagione. Sorrentino sembra voler far riaffiorare in superficie i segreti che il Vaticano sembra nascondere, facendo comprendere le varie sfaccettature dell’animo umano, con quel tocco riflessivo e destabilizzante (tra i quali la partecipazione che nessuno si aspetterebbe: un cameo di Marilyn Manson)!

Inoltre il regista esprime, ancora una volta, la volontà di creare parallelismi con la nostra realtà evidenti all’occhio dello spettatore ; una tra le tematiche affrontate, infatti, si può intravedere nella volontà di “parlare di papa emerito (Pio XIII), poiché Jude Law rimarrà all’interno della seconda stagione con un nuovo compito: aiutare Papa Giovanni Paolo III nell’affrontare la minaccia montante del terrorismo. Insomma una serie ricca di colpi di scena che vi catturerà! Due stagioni che non vorrete mai finire di vedere, dove il finale vi lascerà senza parole!


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