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  • Immagine del redattoreStefania

ULAY | L’ESTETICA SENZA ETICA E’ COSMETICA


La grande personalità di quest'uomo è rimasta, in qualche modo, celata dal contesto che lo circondava; anticonformista, originale ed estremo, l'artista in questione lo conosciamo, principalmente, per aver collaborato con Marina Abramovic ed esser stato il suo compagno di vita. Frank Uwe Laysiepen (Ulay), non ha mai fatto arte per piacere al pubblico ma, seguendo i propri principi etici, è rimasto talvolta dietro le quinte senza avere quei riflettori puntati sulla propria persona e sul proprio genio artistico. Il motto, che da sempre lo ha contraddistinto, è stato: “L’estetica senza etica è cosmetica”, ovvero ha sempre preferito lavorare senza nessun compromesso e vincolo, anche a costo di rimanere ai margini del mercato. La sua Arte è stata da sempre strettamente connessa all’uso della fotografia analogica, in particolar modo all’utilizzo artistico della Polaroid. Il suo avvicinamento al mondo fotografico avvenne quando iniziò a non trovare più ispirazione dalle offerte formative universitarie e accademiche; perciò i diversi linguaggi artistici che inserirà all’interno delle sue opere, saranno l’insieme del proprio vissuto, partendo proprio da quell’infanzia che ha sempre rinnegato. Nasce durante la Seconda Guerra Mondiale, in Germania (a Solinger) il 30 novembre 1943 da una famiglia nazista; successivamente resterà orfano e il peso dell’essere cresciuto in codesta situazione inizierà a farsi sentire. Inoltre visse la tensione dello smembramento del paese in Germania Est (territori filo – sovietici) e Ovest (territori filo – occidentali) in modo deleterio, tanto da indurlo a rinunciare alla propria nazionalità tedesca. Alla fine degli anni ‘60, questa insofferenza verso il proprio paese, lo spingerà a lasciare la moglie e il figlio per trasferirsi ad Amsterdam, dove verrà attratto dal movimento “Provo” (“Provos”- provocatori) di ispirazione anarchica, legato alle tematiche del consumismo e dell’ecologia (anticipando le battaglie che si faranno nel decennio successivo). In questo periodo, inizierà a sperimentare attraverso gli autoscatti quella ricerca verso la “sensibilità” insita nell’uomo; i principali temi, infatti, si rivelano essere l’identità e il corpo come riscontrato in “Renais Sense”.

Renais Sense - 1974


Il voler ricercare quella sensibilità, lo condurrà a voler scoprire la parte femminile nascosta dentro di sé; cercherà di esprimere attraverso la serie “Auto Polaroid” il tema dell’intimità, fotografandosi vestito e truccato per metà volto. La Polaroid sarà lo strumento fondamentale per poter registrare le proprie esibizioni, riuscendo a catturare ogni singola mossa ed espressione. Questa serie di lavori sperimentali, anticiperà la sua concezione filosofica del mezzo fotografico: “La fotografia è solo uno sguardo, un dettaglio un frammento dell’insieme; la camera oscura, invece, una finestra da cui guardare il mondo”. Dopo questa esternazione artistica, l’approccio alla fotografia diventerà sempre più complesso, dove l’espressione fotografica verrà messa in stretto rapporto con la “live performance” come possiamo riscontrare nella serie “Fototot” e in “There is a Criminal Touch To Art”, realizzate entrambe nel 1976.

Fototot”è la prima performance della serie “Photo Death”: l’artista indossa una tuta bianca con cappuccio e una maschera bianca per lasciare la propria identità anonima. Ad un fruitore viene chiesto di mettersi di fronte ad un pezzo di lino reso fotosensibile alla luce e fissato alla parete. Ulay scatta la foto e la silhouette della persona viene impressa sul materiale fotosensibile, ottenendo così un negativo e un positivo: il positivo viene proiettato sul negativo, mentre l’artista si pone all’interno della proiezione. La persona fotografata viene così ridotta ad una figura bianca su materiale fotografico, quindi non identificabile. Quando l’artista entra nella proiezione della foto, la Polaroid assume l’identità della persona fotografata; intende così sottolineare la caducità dell’essere umano e la perdita dell’individualità dovuta alla riproduzione meccanica della figura umana. Invece, in “There is a Criminal Touch To Art” l’artista prende dalla Neue National galerie di Berlino, il dipinto “Der Arme Poet” (1839) di Carl Spitzweg (pittore preferito di Adolf Hitler) e lo porta a casa di una famiglia di immigrati turchi, nei quartieri di Berlino. Questo lavoro sottolinea la conflittualità con la propria origine e le problematiche delle minoranze nella società tedesca del Dopoguerra.


Negli stessi anni ad Amsterdam incontrerà Marina Abramovic (da lei stessa definitasi “la nonna della Body Art”) e con lei vivrà l’amore vero, ma al contempo una storia profonda e travagliata. Inoltre stringerà un sodalizio artistico, che li porterà a realizzare diverse performance insieme, quali: la serie “Relation Works” (tra cui “Relation in time”, “Breathing in/ Breathing out”, “Imponderabilia”, “Rest Energy”, “Nightsea crossing conjunction”, “Modus vivendi”e “Talk about similarity”) e “The Lovers”. Quest’ultima performance porrà fine a quel legame artistico e sentimentale tra i due in quanto, dopo dodici anni di amore, percorreranno separatamente la Grande Muraglia Cinese.



Dopo la fine della relazione con l’Abramovic, torna ad evidenziare attraverso la fotografia tematiche legate all’emarginazione, riprendendo quelle sul nazionalismo (sperimentate già durante la prima fase del suo operato). Nel 2009 gli viene diagnosticato un cancro, ma inaspettatamente Ulay tratta la malattia come il più grande e importante progetto della sua vita; come un’occasione per interrogarsi sul proprio vissuto, sull’amore e sull’arte, raccontando in tal modo la propria carriera artistica attraverso video di archivio, fotografie e riproduzioni dei suoi lavori principali. Da qui nasce il documentario“Project Cancer” nel 2013. Inoltre, nel 2015 in “Anagrammatic Bodies”, ricollega ai collage fotografici iconici del 1972, frammenti della sua immagine per unirla a parti di fotografie di altre persone, uomini e donne; così facendo riprenderà l’idea giovanile di “Renais Sense”. Continuerà ad insegnare al New Media Art presso l’Università di Arte e Design in Germania e a lavorare tra Amsterdam e Lubiana (città dove già vive da 10 anni). Nel marzo del 2020 arriva la terribile notizia della sua morte, avvenuta a causa di un linfoma ripresentatosi dal tumore diagnosticatogli undici anni prima. Così questo grande artista dalla spiccata sensibilità, ci ha lasciati con la consapevolezza di poter continuare ad apprendere quell’arte celata dietro un semplice scatto e dietro quel messaggio introspettivo! A tal proposito, piace ricordare sequenzialmente, le fotografie che negli anni lo hanno visto partecipe al fianco di Marina Abramovic; scatti che riempiranno per sempre la memoria collettiva e la Performance Art.








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