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Wonder | La forza della gentilezza

Aggiornamento: 26 ott 2021

«La grandezza non risiede nell’essere forti ma nel giusto uso che si fa della forza. È il più grande colui la cui forza trascina il maggior numero di cuori grazie al richiamo del proprio».

(Henry Ward Beecher)

Questa frase racchiude l’insegnamento principale di uno dei film più emozionanti e significativi degli ultimi anni, dal titolo “Wonder”, tratto dal romanzo omonimo scritto da R. J. Palacio nel 2012. Il film racconta la storia di un bambino di 10 anni, di nome August Pullman, chiamato da tutti Auggie, che è costretto a combattere una battaglia costante tra se stesso ed il mondo esterno e ad affrontare quotidianamente la paura del giudizio altrui che risulta essere sempre più forte rispetto alla sua voglia di vivere senza nascondersi agli occhi degli altri. Auggie, grandissimo appassionato di scienza e della saga “Guerre stellari”, è un bambino che ama giocare e al quale piacerebbe condurre una vita semplice e spensierata come tutti i suoi coetanei, però per lui questo non è possibile, o meglio lui è convinto che non sia possibile, in quanto è nato con una malformazione craniofacciale, dovuta alla sindrome di Treacher Collins, a causa della quale ha dovuto subire 27 dolorosi interventi chirurgici.

Ad accompagnarlo in questo percorso di vita così complicato c’è la sua famiglia, composta dalla mamma Isabel (Julia Roberts), dal papà Nate (Owen Wilson) e dalla sorella maggiore Via, i quali cercano in ogni momento di trasmettere al piccolo Auggie l’entusiasmo per la vita e la forza necessaria per andare avanti e non mollare mai, nonostante tutti gli ostacoli da fronteggiare quotidianamente.

Da notare nel film l’interpretazione magistrale della Roberts, la quale riesce alla perfezione ad immedesimarsi nel ruolo di moglie e madre forte, che cerca di nascondere al proprio figlio le sue paure e fragilità, una donna che con tanti sacrifici ha dedicato la sua intera vita al figlio, per essergli accanto e per accompagnarlo in ogni fase del suo percorso di crescita, affiancata dal marito il quale rappresenta per Auggie colui che riesce in ogni momento a strappargli un sorriso, anche nei momenti più tristi e difficili. Poi c’è la sorella Via, la quale soffre delle mancanze di attenzione da parte dei genitori nei suoi confronti, con la consapevolezza però che la maggior parte di questi è giusto che siano rivolti al fratello, che lei adora e cerca di proteggere in ogni occasione.

Per Auggie, dopo anni di lezioni svolte a casa dalla madre, è giunto il momento di iniziare il primo anno di scuola media insieme a tutti gli altri bambini della sua età. Centrale all’interno del film è il momento in cui il bambino per il suo primo giorno di scuola viene accompagnato dalla famiglia ed emblematica è la decisione di indossare un casco da astronauta per paura che tutti possano fissare il suo volto.

Questo momento commovente del film colpisce particolarmente lo spettatore, perché sin da subito è possibile cogliere la forte preoccupazione negli occhi della madre, del padre e della sorella Via, la quale sussurra nell’orecchio del fratello una frase davvero significativa: «Se ti fissano lasciali fissare, non puoi nasconderti se sei nato per emergere».

Da quel momento inizia per Auggie un’esperienza che lo segnerà profondamente e che gli permetterà di scoprirsi più forte di quanto immaginava, a causa delle derisioni che è costretto a subire per via del suo aspetto da parte di alcuni suoi compagni di classe, si sente diverso e discriminato, viene isolato e non accettato in quanto in molti lo reputano “contagioso” e “malato”, pertanto assolutamente da emarginare ed evitare.

Fortunatamente non tutti i bambini reagiscono nello stesso modo quando lo incontrano, non tutti si basano unicamente sul suo aspetto fisico, ma c’è chi è in grado di andare oltre, c’è chi vuole realmente conoscere Auggie, il suo modo di essere, la sua maniera di percepire la vita, il suo carattere ed il suo essere semplicemente un bambino come tutti, perché alla fine cosa rappresenta la diversità?

Nella società odierna, e non solo, si tende a considerare “diverso” tutto ciò che non si conosce e che rappresenta qualcosa di ignoto; l’uomo comunemente ha paura di ciò che non riesce a controllare perché da un momento all’altro potrebbe rivelarsi un pericolo o una minaccia che per tale motivo deve essere neutralizzata immediatamente. Tale aspetto si evince in ogni contesto sociale, anche in quello scolastico portando chi è vittima di questo comportamento a sentirsi sbagliato, inadeguato e privo di valore, così come accade ad Auggie, per via del giudizio altrui.

In questa fase della vita del bambino è determinante il ruolo della madre Isabel, la quale aiuta il figlio a comprendere che non c’è nulla di sbagliato in lui, dicendogli: «Se qualcuno si comporta in modo piccolo con te, tocca a te essere grande anche per lui». Al contempo c’è chi decide di non basarsi sulla superficialità del primo sguardo e della prima impressione, ma cerca di andare nel profondo dell’essere della persona, tentando di conoscere la sua storia, le sue sofferenze, le sue gioie e i suoi dolori.

“Wonder”, attraverso la storia di Auggie, ci spiega che gli affetti familiari possono essere considerati come le radici della nostra esistenza e della nostra crescita e che se queste non sono ben solide, si va incontro al rischio di non avere i piedi ben saldi nel terreno su cui camminiamo. Ci insegna che le parole hanno un valore inestimabile e se utilizzate erroneamente possono provocare ferite profonde in chi le riceve; ci trasmette l’importanza dell’empatia, di cosa significa immedesimarsi nell’altro, ci esorta ad apprezzare gli errori come le lezioni di vita più importanti, ci invita ad abbracciare le nostre imperfezioni e a trovare il proprio posto nel mondo grazie al nostro coraggio, alla nostra simpatia e ai nostri talenti. Inoltre veicola perfettamente il significato del potere della gentilezza, molte volte sottovalutata e trascurata, perché, come dice Auggie nel film: «Tutti combattono una battaglia dura nella vita e se vuoi vedere come sono le persone veramente non devi fare altro che guardare».


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